Curva B contro la società. Curva A contro la squadra. Il primo azzurro, l’altro nero. Caratteri grafici uguali. I due striscioni erano lampi di guerra. Voi Ultras, li avevate preparati? «Tutto spontaneo». È una bugia, continuiamo? Dall’assedio è passato un giorno. Tristissimo lunedì dei rimorsi. La società è furente, ha dovuto subire la contestazione di tifosi non gestiti.
Il Napoli si distingue, denuncia persino, una rarità nel calcio spergiuro di presidenti complici, di mercanti e faccendieri. La squadra è invece scossa, chi pensa di andar via, chi abbassa la testa. Urlavano e cantano gli Ultras: rabbia e sarcasmo dopo la decima sconfitta, ora solo poche parole. Ma dure. Uno parla, ma è come ascoltare tutti i cinquecento del lungo assedio di Fuorigrotta.
È cominciata la dittatura dei tifosi? «Da due mesi ci montava dentro questa rabbia. A Napoli strade e locali hanno orecchie. Camerieri, gestori di night, di ristoranti: tutti raccontavano tutto. C´è una lista nera. Per noi, sapere che il Napoli perdeva quota, che i giocatori vivevano alla grande è stato terribile. Con i soldi che guadagnano».I vostri soldi. Vi sentite derubati dalle notti bianche dei calciatori? «No, presi in giro. Io lavoro e come me quasi tutti. Abbiamo la possibilità di andare in discoteca o al ristorante come loro. I giocatori, quei cinque o sei, li contestiamo. Non perché rubino i nostri euro, no. Loro rubano i nostri sogni. Alcuni di noi fanno sacrifici per pagare il biglietto o il viaggio, come a Lisbona…».
Pagano il biglietto o il viaggio. Lo rimarcano con orgoglio. Gli Ultras del Napoli sono voci libere. Non prendono soldi, non chiedono favori, non trafficano biglietti sottobanco. È un movimento depurato da Procura e Digos. Sono stati liberati gli Ultras da infiltrati che confondevano gol con tangenti, bandiere azzurre con bombe carta per i ricatti, la fede con le estorsioni. Sono fanatici forse, corrotti no. Tra questi l´altra sera c´erano anche ragazzi con precedenti penali, «ma sono stati i più tranquilli», riferiscono i funzionari di polizia. Il vicequestore Alberto Francini ha evitato uno sgombero forzato del piazzale secondo i metodi classici di chi gestisce l´ordine pubblico: la mediazione. Marino accettò l’incontro, si espose. Il Napoli chiedeva di far parlare solo quattro o cinque, i leader pretesero che ascoltassero tutti. «E tutti sono stati in religioso silenzio ad ascoltare», si vantano gli Ultras. Hanno mantenuto la parola. Volava però certe frasi: «Sono mercenari. Mangiano, bevono, fanno tardi la notte». E Marino, mano destra sul petto, giurava: «Io ci metto il cuore, per il Napoli. Anche i giocatori sono dispiaciuti per questo brutto momento».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento