Gioca poco, ma quando c’è da mettere la faccia, quando c’è da parlare è sempre in prima linea. Francesco Montervino, il capitano, ancora una volta sta dimostrando l’importanza del suo ruolo oscuro, ma quantomai efficace. Se c’è da tutelare i compagni con De Laurentiis, con Marino, con Reja, con la tifoseria, lui li difende, ma quando la squadra si ritrova nel chiuso dello spogliatoio, della sala stampa di Castelvolturno o in uno dei saloni dell’albergo che ospita il Napoli, Montervino non usa perifrasi.
Va al sodo. Era già successo altre volte durante la gestione-De Laurentiis, è ricapitato dopo il pareggio interno con il Bologna. Sabato notte, al rientro nel ritiro di Castelvolturno, c’è stato un lunghissimo confronto tra i calciatori. Sino all’alba: alle cinque del giorno dopo. Montervino ha parlato molto. Senza alzare la voce, ma con tono fermo, facendo sentire la delicateza del momento e l’importanza dei suoi concetti. Ha fatto capire ai più giovani, a quelli che per la prima volta si sono avvicinati al campionato italiano e in una piazza infuocata e dagli umori mutevoli quale è questa partenopea, quanto è difficile fare il calciatore a Napoli. Bisogna rigare diritto, non bisogna esporsi con facili proclami o promesse, è bene non farsi vedere troppo in giro. Soprattutto, di notte. Certe uscite che possono passare «inosservate» quando la squadra vince, diventano un capo d’accusa ai primi passi falsi. Montervino, senza voler fare distinzioni tra italiani e stranieri, ha ricordato che chi non è sposato ha il diritto di vivere la sua gioventù, ma tenendo sempre un comportamento in linea con le esigenze e il prestigio del club, con le attese della tifoseria, senza coinvolgere sia pure indirettamente gli altri compagni. «Siamo tutti uniti, siamo tutti pronti a difendere tutti, ma occorre che si righi diritto». Mercoledì e ieri, nuovi confronti. E il gruppo ne è uscito più forte e, soprattutto, più compatto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento