Un crollo verticale: imprevedibile per certi versi, ma spiegabile. Il giocattolo Napoli rischia di incepparsi, interrompendo un cammino di crescita eclatante nell’ultimo lustro. Una scalata esaltante dall’anonimato della terza serie, fino al doppio salto e all’accesso all’Uefa, via Intertoto. Un girone d’andata entusiasmante, con la squadra quarta, in zona Champions, fino a inizio gennaio. Poi giù: 2 soli punti in 6 turni e decimo posto.
RAPPORTI NON IDILLIACI - In una gestione di pochi, come voluto dalla strategia aziendale di Aurelio De Laurentiis, i responsabili oltre al presidente sono il direttore generale Pierpaolo Marino e il tecnico Edy Reja. E proprio il rapporto fra questi due sta scricchiolando portando incomprensioni e tensioni che finiscono per essere assorbite dalla squadra e da tutto quello che ruota attorno a Castelvolturno, diventato una sorta di eremo, a furia di ritiri: il prossimo durerà da oggi a domenica ed è stato imposto dalla società, anche se i giocatori sono stati spinti a dichiarare essere una loro volontà. Le incomprensioni fra tecnico e d.g. non nascono oggi, ma nel tempo i due hanno saputo trovare una linea di galleggiamento, anche se le scelte di mercato del dirigente spesso non hanno trovato la piena condivisione del tecnico.
QUEL FOGLIETTO DISATTESO - Nel frattempo sarà stato cestinato, ma in gennaio, per una riunione di mercato, Reja si era presentato con un foglietto sul quale aveva schizzato le esigenze tecnico-tattiche secondo il suo punto di vista: un esterno sinistro (che sostituisse Mannini, poi squalificato), un centrocampista capace di costruire gioco e una prima punta. Marino ha optato solo per un acquisto che potesse ricoprire il primo ruolo, prendendo per 6 milioni quel Datolo che sarà pure un buon giocatore, ma non è né un esterno, né tanto meno un regista. E così, dopo che Reja non aveva apprezzato l’ingaggio di Denis, le frizioni — che derivano anche da una diversa concezione del gruppo e del modo di lavorare — sono aumentate. Magari domani in un intervento ufficiale i due diranno di andare d’amore e d’accordo. Ma più di dichiararlo all’esterno, dovranno convincere i giocatori fra i quali si evidenziano spaccature fra sudamericani (finora tutelati nonostante “sgarri” ripetuti alle regole, vedi notti brave e Zalayeta che non accetta la panchina) e italiani. E con il Genoa da ospitare e la Juventus da affrontare a Torino c’è poco da stare allegri.
INVESTIMENTI PER 35 MILIONI - Solo Moratti in questa stagione ha investito più di De Laurentiis che si aspetta una crescita ulteriore nei risultati, con l’ingresso in Europa. Si è in un momento delicato e per fare l’ultimo salto di qualità e entrare fra le grandi serve rimodellare il progetto e soprattutto rafforzare la società oltre alla squadra. Dopo i grandi colpi Hamsik e Lavezzi — costati insieme meno di 12 milioni — il Napoli ha speso parecchio senza avere i riscontri sperati e si ritrova con un organico sopravvalutato, con l’incapacità di vendere chi è in sovrannumero. Bisogna ora capire se Reja, ottimo nel rendimento finora, può essere il tecnico giusto per far crescere talenti e se una gestione più condivisa nelle scelte di mercato non possa generare sul campo risultati migliori. Perché, a fronte di tali investimenti, De Laurentiis non tollererebbe il fallimento europeo.
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