sabato 28 febbraio 2009

Sciò sciò ciucciuettola


La sfida delle sfide tra Napoli e Juventus si avvicina e mentre tutti vanno chiedendosi quale nuovo miracoloso modulo sperimenterà Reja per superare questa crisi che appare inarrestabile, la nostra attenzione è diretta su tutt’altri protagonisti. Abbiamo sempre provato poca simpatia per quella categoria sociologica che, chissà quanto scherzosamente, Pierpaolo Marino nel 2006 ribattezzò ’sapientoni’. Chi è un ’sapientone’? Tralasciando la versione sprezzante del diggì azzurro, che da 3 anni ormai va appioppando questa definizione a chiunque muova una pur minima critica ai suoi progetti tecnici (molta suscettibilità figlia di pochissima serenità), la nuova figura del ’sapientone’ è quella di un tifoso, opinionista, ex tecnico o giornalista che, da quando le sorti del club azzurro sono rette dal tridente De Laurentiis-Marino-Reja, trova alternativamente motivi per gettare fango e/o contestare su ognuno di questi tre personaggi. Un tempo era Reja il maggior parafulmine del club partenopeo, sul tecnico goriziano son piovute negli anni le maggiori critiche per un gioco mediocre, un modulo eccessivamente difensivista ed un cattivo rapporto coi giocatori. Tutte critiche zittite dalla forza coi risultati. Ora che, dopo 4 anni di continui successi, il progetto di De Laurentiis sta attraversando la sua peggior crisi le voci dei ’sapientoni’ hanno ripreso vigore e senza ritegno hanno allargato il proprio ambito contestatore.
Ora non è più (soltanto) il mister il vero problema della squadra, ma un presidente un po’ tirato, calciatori troppo distratti dalla vita by night e, addirittura, il massimo dirigente Marino. Ma a questo punto la voce dei ’sapientoni’ diviene oltremodo insopportabile perchè, se le critiche a Reja non sono mai mancate, anche durante le stagioni delle promozioni figuriamoci adesso e se le accuse a giocatori e presidente sono fisiologiche di momenti di isterismo generale, attaccare il direttore ci sembra un’offesa alla nostra intelligenza. Dopo anni passati ad esaltare il ruolo di Marino, definendolo il vero valore aggiunto della neo-società nata nel 2004, a ritenerlo uno dei massimi esperti di mercato in Italia e, in poche parole, a dipingere il direttore un insostituibile grandissmo manager, non si può, non è accettabile assistere nel giro di pochi mesi a tali mutamenti umorali in una clase giornalistica ed opinionistica come quella napoletana. Marino l’uomo che non sa spendere i soldi di De Laurentiis, Marino che non sa gestire il gruppo azzuro, Marino che cede alle pressioni dei tifosi, Marino che ha toppato tutto il mercato di quest’anno… Questi alcuni commenti che si sono sentiti in questi giorni, questo quello che non vorremmo mai sentire perchè ora come ora, in piena crisi di gioco e risultati vorremmo sentire solo cori d’incitamento e leggere di bandiera azzurre al vento per festeggiare la ritrovata vittoria. Tutto il resto non ci interessa. Le chiacchiere se le porta via il vento si sa, magari lo facesse anche coi sapientoni…

Juventus-Napoli, le probabili formazioni

Juventus (4-4-2):Buffon; Grygera, Mellberg, Chiellini, Molinaro; Marchionni, Sissoko, Marchisio, Giovinco; Iaquinta, Trezeguet. All. Claudio Ranieri

Napoli (3-5-2): Navarro; Santacroce, Cannavaro, Contini; Maggio, Blasi, Pazienza, Hamsik, Vitale; Lavezzi, Denis. All. Edy Reja

venerdì 27 febbraio 2009

Marino: “La panchina di Reja non è a rischio”

La partita con la Juve non sarà una tappa fondamentale per la panchina di Edy Reja. Lo ha assicurato il dg del Napoli, Pierpaolo Marino. «No, non penso proprio», ha detto arrivando a Milano per una riunione informale in Lega. Una sfida cui il Napoli di avvicina «con la voglia di fare bene, sapendo che non siamo in un gran momento di forma.
Ma non è il caso di fare drammi perchè forse il Napoli ha fatto vedere cose straordinarie nel girone d’andata e ora sta ritornando sulla terra. Una crisi che ci può stare, c’è stata in passato e c’è pure quest’anno». La pressione dei tifosi è tanta. «No, la pressione fa sempre bene. Solo che la squadra è giovane ed è abituata a giocare in allegria ed ora in una situazione di tensione non riesce a giocare più ai suoi livelli. Abbiamo giocato su livelli importanti da marzo a dicembre 2008 e non è che una squadra di puledri per dieci mesi improvvisamente diventa di brocchi. Anche lo scorso anno- ha concluso- abbiamo avuto una crisi così e ci siamo ripresi battendo l’Inter che non perdeva da un anno e da lì siamo finiti in Coppa Uefa».

giovedì 26 febbraio 2009

Marino: “Sono a posto con la mia coscienza”

La crisi vissuta dall’interno. Con rammarico, tristezza però senza tormenti. A chi gli sta accanto nelle lunghe giornate di Castelvolturno, Marino mostra, sì, determinazione, desiderio di restituire ai mittenti critiche feroci e acidi commenti ma soprattutto si sforza di trasmettere ai suoi un po’ di tranquillità. «Quest’aria non mi piace, non siamo retrocessi», disse tra i denti domenica scorsa, quando era ancora bollente la sconfitta e non ha cambiato idea. Il Napoli, insomma, non finisce qui. L’altro pilastro delle sue certezze, invece, fu affidato a tutti un minuto dopo il pari deludente col Bologna.
«Ho la coscienza a posto», disse il direttore generale. E chissà quante volte l’avrà ripetuto anche a se stesso in queste ore di disagio azzurro. E di silenzio. Perché come l’allenatore e come la squadra, pure lui non parla, non racconta, non spiega, non commenta. Però nel chiuso del ritiro fa di conto. L’hanno visto far di conto. E sottolineare in rosso un «+5» che, in quanto a punti e a parità di percorso in campionato, è il saldo attivo di questo Napoli rispetto a un anno fa. Ma per le rovine di gioco e risultati che il Napoli s’è lasciato alle spalle negli ultimi due mesi, per il patrimonio di punti e d’entusiasmo che ha sprecato può essere questa una consolazione? Così come un mistero, anche per Marino, resta la ciclica crisi invernale degli azzurri. Tranne che in serie B, infatti, tra gennaio e febbraio il Napoli ha sempre rallentato. Tornato in A, poi, l’inverno è diventato addirittura nero. Non più rallentamento, infatti, ma frenata. Brusca.
E crollo del rendimento. È capitato, sta capitando anche stavolta e la delusione della gente non fa differenze. Nel vortice della contestazione, infatti, sono finiti tutti. Anche Marino, architetto d’un Napoli vincente per tre stagioni di fila e ora messo sotto accusa per una campagna acquisti non all’altezza delle precedenti, per l’ingaggio di Datolo che Reja ha relegato subito in panchina, per l’«omesso controllo» sulla gioventù azzurra amante della notte e anche per la mancanza di comunicazione nei momenti complicati come adesso. Cosa, questa, che aggiunge interpretazioni a interpretazioni e quindi confusione a confusione. Insomma, da incensato e celebrato per quattr’anni, da costruttore d’un miracolo cominciato contro il Cittadella in serie C e arrivato sino in Portogallo col Benfica in Uefa, Marino si ritrova pure lui nel tritacarne della contestazione. Ed è la prima volta. Ma, giurano a Castelvolturno, di tutto questo il dg manco si cura. Anzi, respinge anche il concetto di contestazione e va persino fiero del suo rapporto col quel tifo che domenica sera tenne la squadra prigioniera allo stadio per tre ore e che andò via solo dopo aver incontrato lui. Fiero perché in lui hanno riconosciuto ancora una volta il garante della continuità dell’impegno azzurro in campo e fuori. È vero, quell’incontro convinse le sigle delle curve a togliere il «blocco» e ad arretrare senza neppure alzare un dito, ma una spiegazione su quel ritiro imposto dal Movimento ultrà che ha fatto inorridire l’altra metà del tifo non c’è stata ancora. Ma ci sarà, assicurano da Castelvolturno. Appena possibile il club, Marino stesso, diranno che quella richiesta non fu subita ma solo condivisa.

Iezzo regala la maglia di Lavezzi al bambino vittima di violenza

Sotto quella maglia batte un cuore. Ci sono notizie che ti tranciano in due, che ti fanno riflettere, che ti scavano nell’anima: Napoli - intesa come città - è sotto choc per lo stupro subito da un ragazzo di 12 anni e il Napoli anche è rimasto colpito.

A un certo punto, Gennaro Iezzo ha un sussulto, un moto di rabbia che poi diventa tenerezza e chiede ad alcuni uomini della Squadra Mobile, che conosce, di poter consegnare un pensierino a quel povero ragazzo vittima della brutalità umana. «Tu sei il suo idolo». Iezzo non ha in dotazione, in quel momento, una sua maglietta, ma a Castelvolturno c’è quella di Lavezzi e il pocho è ben lieto di consegnargliela. Maglietta numero 7, però con gli autografi di tutti i calciatori azzurri, che mandano un caloroso in bocca al lupo al bambino e lo aspettano adesso a Castelvolturno. Iezzo è andato al Santobono ma non è riuscito a incontrare il dodicenne, che intanto era stato portato a casa dai genitori. Lo incontrerà quanto prima, per trasmettergli il suo affetto e mostrargli che c’è un mondo migliore.

Si ferma Gargano e per la Juve Reja rivoluziona il Napoli

Pio­ve sul bagnato in casa-Napoli. Si fer­ma Gargano, proprio lui, il giocatore abituato a non fermarsi mai: 2095 mi­nuti giocati in campionato per non ci­tare quelli accumulati tra Intertoto, Uefa, Coppa Italia ed impegni con la nazionale uruguaiana.
Gargano si fer­ma per una so­spetta distra­zione al piede sinistro: un col­po ricevuto du­rante la gara con il Genoa e minimizzato dal calciatore con­vinto che fosse un malessere passeggero.LA VISITA - Oggi, però, il motorino del centrocampo azzurro si recherà in visita dal prof. Mariani a Roma dove già si trova Zalayeta per recuperare da un’infiammazione ten­dinea. Improbabile un suo recupero per sabato sera. Ma Reja non si perde d’animo: «Dovrà pur passare questo momentaccio», si è detto tra sè, ieri. Dentro subito Pazienza al fianco di Blasi a comporre una sorta di minidi­ga davanti alla difesa. Ma spazio an­che a Dàtolo sull’out sinistro mentre Hamsik scivolava sulla trequarti a ri­dosso delle punte.

LA VARIAZIONE - Reja prova così a cambiare di quel tanto nella speranza di poter invertire il trend negativo che dura da un bel po’, due punti nel­le ultime sette gare, ben sette sconfit­te consecutive fuori casa. Il tecnico friulano piazza due mediani davanti alla difesa, due esterni di centrocam­po attenti sul piano tattico (da valuta­re l’impiego di Dàtolo a sinistra dal­l’inizio), ed Hamisk tra le linee, libe­ro di dialogare con Lavezzi e possibil­mente di non lasciare troppo solo De­nis al centro dell’attac­co.

Dalla Bona: “Società troppo distante, c’è un clima teso”

Intervistato da “La Gazzetta dello Sport”, l´ex centrocampista del Napoli, Samuele Dalla Bona(ora al Fulham), spiega la situazione attuale del Napoli: “Parlando con qualche mio compagno del Napoli, mi dice che c´è troppa tensione. Mi raccontano dei continui ritiri, della pressione degli ultrà, della difficoltà a tenere la testa libera.
Il gruppo ha grandi valori e ci sono bei giocatori, non è sopravvalutato, ma manca di continuità, cosa che hanno solo i grandi campioni. Società? Era distante dalla squadra anche quando le cose andavano bene, e il mister ha sbagliato a non aver puntato su gente come me, che ora sarebbe stata utile. La svolta? Molti parlano di Lavezzi o Hamsik. Secondo me Blasi è fondamentale per questa squadra. Può dare la svolta”.

mercoledì 25 febbraio 2009

Napoli, tifosi-squadra: colloquio nella notte

Venti minuti: tanto è durato il faccia a faccia tra una rappresentanza del tifo organizzato ed i giocatori del Napoli. L’incontro è avvenuto nel centro tecnico di Castelvolturno, dove la squadra da è in ritiro e dove si prepara in vista della delicatissima trasferta di sabato prossimo contro la Juventus.
I supporter partenopei, che già subito dopo la sconfitta contro il Genoa avevano manifestato il proprio disappunto protestando all’esterno dello stadio San Paolo e poi incontrando il dg Pierpaolo Marino, hanno incontrato la squadra nel tardo pomeriggio di ieri. Massimo impegno e nessuna distrazione in un momento particolare per il campionato del Napoli la richiesta degli ultrà che hanno ribadito il proprio sostegno e attaccamento alla maglia azzurra.

Repubblica spiega le possibile causa della rottura tra italiani e sudamericani

Il dg Marino, nonostante la sua lunga esperienza, non è riuscito a svolgere da solo il lavoro che nelle grandi squadre è ripartito tra più specialisti: direttore sportivo, responsabile dell’area tecnica e team manager. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Dal calo atletico alle tensioni nello spogliatoio.L´ultima sconfitta contro il Genoa, in particolare, ha fatto diventare di dominio pubblico la spaccatura all’interno della squadra, secondo quanto riferisce “Repubblica Napoli”. Troppi i privilegi concessi ai sudamericani: dalle continue ribellioni di Zalayeta, che si è rifiutato impunemente di andare in panchina per tre volte, alle notti brave di Navarro, Gargano e Lavezzi, multati solo una volta e premiati con un supplemento di vacanze a Natale. Inevitabile qualche gelosia, soprattutto adesso che gli errori degli stranieri sono ricaduti su tutti i compagni. È una crisi annunciata, non un fulmine a ciel sereno. Ed è pure la sconfitta dell’utopia di De Laurentiis: un grande club formato low cost. Troppo poco per competere con i club più forti e più attrezzati.

Calaiò: “Tutto il Napoli deve ritrovarsi. Gli azzurri usciranno presto da questa crisi. Dispiace per i fischi a Cannavaro”


Da ex, come vedi la situazione attuale del Napoli? “Mi dispiace perchè sono ancora affezionato alla città di Napoli. E’ un momento difficile per loro. Forse la scelta di disputare l’Intertoto non è stata azzeccata, visto l’attuale calo. Nel girone d’andata il Napoli aveva strapazzato un pò tutti, probabilmente adesso sta avendo una flessione fisiologica”
Quanto è difficile giocare in momenti come questi al San Paolo? “Io penso che per giocare al San Paolo devi avere un carattere forte e una personalità adatta per giocare in questo stadio che ti può dare la carica giusta e far andare a mille quando stai bene. Purtroppo adesso il Napoli sta attraversando un momento di calo fisico e il San Paolo un pò si fa sentire in negativo, perchè la palla scotta, non riesci a fare due-tre passaggi di fila, hai paura di perdere e non sei tranquillo mentalmente”Ti aspettavi l’assedio dei tifosi nel dopo gara? “Da quando c’è l’era De Laurentiis non si è mai verificato un momento negativo come questo ed è chiaro che adesso i tifosi si stanno un pò lamentando. Ho visto anche in televisione, c’era un pò di caos, di contestazione. Adesso la squadra deve stare tranquilla, chiudendosi tra di loro e cercare il bandolo della matassa”E’ giusto il ritiro imposto dai tifosi? “Non penso che sia stata una decisione dei tifosi. Marino è una persona di esperienza, con tanti anni di calcio alle spalle e io, che sono stato per tre anni con lui, quando le cose non andavano bene lo pensa già da sè di mandare la squadra in ritiro, anche per capire il motivo di queste prestazioni negative”I ritiri servono? “Quando c’ero io i ritiri servivano, perchè la reazione c’è sempre stata, come ad esempio è successo due-tre volte in serie B. Quest’anno magari è diverso, dipende dal carattere dei giocatori”Che gara hai visto contro il Genoa? “Ho visto il Napoli con un pò di paura di giocare e non stava bene mentalmente come tre mesi fa. Davanti aveva comunque il Genoa che sta attraversando un buon momento, è in zona Champions ed è una squadra forte che non ha lasciato spazi a giocatori come Lavezzi ed Hamsik. E’ un periodo che gira male e serve solo una vittoria”Sabato il Napoli affronterà la Juventus, come vedi una sua possibile vittoria? “Per come conosco io la città di Napoli e la squadra, può vincere e perdere con chiunque. Se il Napoli gioca da Napoli e ritrova lo smalto, può fare punti a Torino”Reja seconde te ha delle responsabilità? “Non so cosa succede all’interno dello spogliatioio, ma non penso sia un discorso riguardante l’allenatore, è relativo. E’ la squadra che va in campo, che ha avuto un pò di sfortuna e ha perso fiducia. Poi non so se c’è qualche frizione tra Reja, che tra l’altro ha una personalità forte, e alcuni calciatori, ma devono farsi tutti un esame di coscienza e superare questo momento”

Venerato: “La società del Napoli è rimasta a Lanciano”

“Quello che si temeva è accaduto. Il Napoli, contro un Genoa appena discreto, ma sufficientemente organizzato da Gasperini, ha toccato il fondo. Sia dal punto di vista ambientale che da quello dei risultati. Al fischio finale di Orsato a Fuorigrotta si è scatenato l’inferno. Ha avuto luogo la prima contestazione nei confronti della gestione De Laurentiis.
Sarebbe sciocco pensare ad una manifestazione di disappunto estemporanea, scatenata solo dalla sconfitta contro un’avversaria diretta come il Genoa. Il fuoco covava sotto la cenere fin dalla gara col Bologna; in quel caso gli ultras si limitarono a striscioni e fischi, dando i classici sette giorni alla squadra, una settimana dopo, nulla è cambiato. Il Napoli non solo ha perso, ma ha giocato una gara pessima, da zero in pagella, mostrando a lato dei risaputi limiti tattici, anche una totale pochezza di idee unita ad una condizione atletica quantomeno approssimativa. In 90 minuti si è vista solo una conclusione di Denis e nessun tiro nello specchio della porta. In pratica lo stesso copione che chi segue le vicende partenopee è costretto a sorbirsi almeno da gennaio in poi. Il problema del Napoli, ciò che ha scatenato la civile rabbia da parte dei supporters partenopei, è che non si riesce a scorgere un appiglio che possa infondere la speranza di un possibile miglioramento. Oggi quasi tutti attaccano l’allenatore, è lo sport più in voga sui media napoletani, ma bisognava capirlo prima che il tecnico non era all’altezza di un progetto tanto ambizioso. Lo ribadisco ora per l’ultima volta: Reja ha ottenuto sì ottimi risultati, ma con un club che in C e in B aveva speso fior di milioni, parecchi in più rispetto all’allora concorrenza. In A la società ha regalato al trainer goriziano gente del calibro di Lavezzi, Hamsik, Blasi, Gargano e Zalayeta, permettendogli di raggiungere un ottavo posto ampiamente alla portata di qualsiasi tecnico di buon livello. Nessuno, apparentemente appagato dai risultati, si è mai soffermato sulle qualità del gioco, nessuno si è mai chiesto se ci fosse la possibilità di un calcio diverso rispetto al solito, scontato copione: palloni lunghi e ripartenze. Ti può anche andare bene, certo. Molte volte anche in questa stagione i partenopei sono venuti a capo di risultati positivi affidandosi totalmente all’estro e le capacità dei loro giocatori più qualitativi, ma se non si dispone di impianti di gioco alternativi, alla lunga la si paga. Per questo non mi sembra corretto scagliarsi ora contro il mister; preferisco piuttosto provare a dividere le colpe con chi l’ha confermato, ovvero Marino e con De Laurentiis che, seppur poco convinto, alla fine ha ceduto. La conferma è stata però solo il preludio ad un altra serie di sviste e valutazioni sbagliate: considerando le caratteristiche del tecnico, bisognava allora rinforzare bene la squadra per permettere a Reja di proseguire il suo lavoro. Un centrocampista geometrico, tanto per portare messaggi concreti, un mancino migliore di Savini, un centrale all’altezza di quello che aveva fatto per due stagioni Domizzi ed un centravanti quantomeno più prolifico di Zalayeta. Tutto questo, però, non è stato fatto; ed oggi tutti, me compreso, non esitano a farlo notare. Il principale colpevole di questo sfascio generale è il club, retto da una diarchia che non ne ha voluto sapere di crescere. Non c’è sufficiente organizzazione: il team manager è il figlioccio del presidente anziché essere un grande ex calciatore di carisma, in grado di poter stare vicino alla squadra in situazioni come questa. Il Direttore Generale si occupa di tutto senza il minimo aiuto di nessun direttore sportivo; per non parlare del fatto che in un momento sportivamente drammatico per la squadra, il presidente e proprietario parte per Los Angeles delegando tutto a Marino. La gestione societaria, duole dirlo, ma è rimasta a Lanciano, altro che serie A. E domenica sera se n’è avuta la conferma lampante. Dopo la gara si decide di non continuare il ritiro, si manda Reja in pasto alla stampa, a dire che la squadra si sarebbe ritrovata, come di consueto, solo il martedì. Senonché, due ore, dopo la rosa viene richiamata in fretta e furia per comunicare che si tornava direttamente a Castelvolturno: “Contrordine compagni”. Bella dimostrazione di coerenza e linearità. Quando un club ha basi caduche, difficilmente riesce ad emergere.

Ultras, lista nera di nomi e locali: “Ecco la verità sulle notti bianche”

Curva B contro la società. Curva A contro la squadra. Il primo azzurro, l’altro nero. Caratteri grafici uguali. I due striscioni erano lampi di guerra. Voi Ultras, li avevate preparati? «Tutto spontaneo». È una bugia, continuiamo? Dall’assedio è passato un giorno. Tristissimo lunedì dei rimorsi. La società è furente, ha dovuto subire la contestazione di tifosi non gestiti.
Il Napoli si distingue, denuncia persino, una rarità nel calcio spergiuro di presidenti complici, di mercanti e faccendieri. La squadra è invece scossa, chi pensa di andar via, chi abbassa la testa. Urlavano e cantano gli Ultras: rabbia e sarcasmo dopo la decima sconfitta, ora solo poche parole. Ma dure. Uno parla, ma è come ascoltare tutti i cinquecento del lungo assedio di Fuorigrotta.
È cominciata la dittatura dei tifosi? «Da due mesi ci montava dentro questa rabbia. A Napoli strade e locali hanno orecchie. Camerieri, gestori di night, di ristoranti: tutti raccontavano tutto. C´è una lista nera. Per noi, sapere che il Napoli perdeva quota, che i giocatori vivevano alla grande è stato terribile. Con i soldi che guadagnano».I vostri soldi. Vi sentite derubati dalle notti bianche dei calciatori? «No, presi in giro. Io lavoro e come me quasi tutti. Abbiamo la possibilità di andare in discoteca o al ristorante come loro. I giocatori, quei cinque o sei, li contestiamo. Non perché rubino i nostri euro, no. Loro rubano i nostri sogni. Alcuni di noi fanno sacrifici per pagare il biglietto o il viaggio, come a Lisbona…».
Pagano il biglietto o il viaggio. Lo rimarcano con orgoglio. Gli Ultras del Napoli sono voci libere. Non prendono soldi, non chiedono favori, non trafficano biglietti sottobanco. È un movimento depurato da Procura e Digos. Sono stati liberati gli Ultras da infiltrati che confondevano gol con tangenti, bandiere azzurre con bombe carta per i ricatti, la fede con le estorsioni. Sono fanatici forse, corrotti no. Tra questi l´altra sera c´erano anche ragazzi con precedenti penali, «ma sono stati i più tranquilli», riferiscono i funzionari di polizia. Il vicequestore Alberto Francini ha evitato uno sgombero forzato del piazzale secondo i metodi classici di chi gestisce l´ordine pubblico: la mediazione. Marino accettò l’incontro, si espose. Il Napoli chiedeva di far parlare solo quattro o cinque, i leader pretesero che ascoltassero tutti. «E tutti sono stati in religioso silenzio ad ascoltare», si vantano gli Ultras. Hanno mantenuto la parola. Volava però certe frasi: «Sono mercenari. Mangiano, bevono, fanno tardi la notte». E Marino, mano destra sul petto, giurava: «Io ci metto il cuore, per il Napoli. Anche i giocatori sono dispiaciuti per questo brutto momento».

De Laurentiis, è già futuro

E’ a Los Angeles il patron ma non può fare a meno di pensare al Napoli, a quello che è successo e soprattutto a quello che succederà. Intanto telefona e si aggiorna, chiede di sapere di tutto e di tutti. D’altronde De Laurentiis lo ha anticipato qualche anno fa, vuole metterci direttamente le mani dentro, intende cioè scendere in campo in prima persona e lo farà probabilmente dalla prossima stagione.
Vuole farlo preparando un nuovo piano, quello di una parziale rifondazione del Napoli, un’operazione che il presidente ritiene necessaria e improrogabile, alla luce degli avvenimenti che hanno profondamente scosso club, squadra e tifoseria. Il patron è profondamente deluso, amareggiato, ma è anche combattivo e pronto a rimescolare le carte con una rivoluzione programmata.Comincerà dalla squadra. Ha in animo un’epurazione vera e propria che dovrebbe portare all’addio dalla maglia azzurra di alcuni giocatori. Si parla soprattutto di Navarro, di Blasi, di Gargano, di Gianello, Pazienza ed anche di Denis, sbarcato in Casa Napoli dall’Argentina all’inizio di luglio scorso. L’ex attaccante dell’Independiente, capocannoniere nel Torneo di Clausura, ha deluso le aspettative e potrebbe ritornare in Sudamerica. Per il Tanke sarebbe la seconda bocciatura ricevuta dal calcio italiano. Va da sé che nell’operazione che De Laurentiis ha in mente di realizzare, sono inseriti diversi degli attuali «panchinari» con i contratti in scadenza tra i quali Pià, Amodio, Grava e Montervino. Un discorso a parte riguarda il digì Marino. Finora De Laurentiis ha detto che non c’è bisogno della firma per rinnovare l’impegno tra il Napoli e il direttore generale, anche lui in scadenza di contratto a giugno prossimo. Scontatissima invece la conclusione dell’avventura napoletana di Edi Reja, costellata dalle tre promozioni consecutive e dalla qualificazione all’Intertoto che molti ritengono sia stato l’inizio degli attuali guai della squadra del cuore. La panchina azzurra è naturalmente ambita da diversi allenatori: come si sa Delio Rossi è in cima ai pensieri del presidente, ma nell’eventuale corsa al timone di comando ci sono anche De Canio, Allegri, Giampaolo e Marino. E non soltanto loro

Caso Mannini, si va verso la commutazione della squalifica in una forte multa

Secondo quanto riportato oggi dalla Gazzetta dello Sport, la squalifica di un anno inflitta a Mannini e a Possanzini potrebbe essere revocata e commutata in una forte sanzione amministrativa.
Il Tas punta a un riconoscimento: se c’è stata la violazione (il ritardo al controllo e la “perdita” di vista da parte degli ispettori dell’antidoping), non c’è stata positività, e per questo va riconosciuta (almeno in parte) la buona fede. Presto, probabilmente già la settimana prossima, potrebbe riunirsi il collegio che dovrà riesaminare il caso. Al fine si sarebbe giunti attraverso le vie diplomatiche: anche la Wada si è detta non contraria ad un riesame del caso. Insomma, più di uno spiraglio si apre per Daniele Mannini, che presto potrebbe tornare a calcare i campi da gioco anche in partite ufficiali. E di certo nè troverebbe vantaggio anche il Napoli, che potrebbe tornare a contare su un giocatore di sicuro valore.

I tifosi: a Torino senza maglia azzurra, non la meritate


Reja si schiera dalla parte della squadra. Prova a riconquistare la fiducia piena dei suoi giocatori, provando a percorrere a ritroso un cammino che per quattro anni aveva premiato tutti. Ieri mattina ha chiesto ed ottenuto di annullare la seduta pomeridiana di allenamento, ha lasciato «liberi» i calciatori di andare a casa. Rientro alle sette e cena tutti insieme nel centro sportivo di Castelvolturno.
Il ritiro prosegue, ognuno cercando di distendere corpo e anima. Sabato prossimo a Torino c’è la sfida con la Juventus, i tifosi sono vigili e attenti: non vogliono sentire più alibi. Il Napoli deve tirare fuori l’orgoglio. «Poi si può anche perdere», avevano detto lunedì sera alla squadra e a Marino, ma è necessario che ridiate dignità a questa maglia». E sono andati oltre.Perchè hanno «vietato» ai giocatori di indossare la maglia azzurra. Un colore che ha troppa storia per essere mortificato da prestazioni deludenti e mancanza di concentrazione in campo. L’azzurro-Napoli che sarà rispolverato quando la squadra avrà dimostrato di meritarlo quel colore. Quando avrà convinto di essere attaccata alla maglia, di credere nel Napoli. I delegati dei tifosi avevano avuto un confronto sereno con lo staff tecnico e societario del Napoli, ma i toni, ancora una volta, erano stati decisi. Nessuna scusa, nessuna distrazione. Nessun alibi. Al dg Marino pure una sorta di avvertimento. «Per ora siamo attenti ai comportamenti della squadra, a fine giugno chiederemo conto del mercato e del progetto-Napoli». Due mesi di silenzio evidentemente sono stati troppi. E neanche i fischi allo stadio sarebbero bastati per far sentire la propria voce. C’era bisogno di regole, le hanno messe i tifosi.
Ora la squadra giocherà a Torino una partita personale, dovrà vincere e convincere. Dovrà giocare all’altezza. Non sarà semplice, ma il Napoli ha dimostrato in coppa Italia che il confronto con la Juventus non è poi così proibitivo. Non dovrebbe esserci partenza anticipata, la squadra raggiungerà Torino venerdì per l’anticipo di sabato sera. Si sono riaggregati ai compagni anche i due portieri Iezzo e Gianello. Il primo si è riaffacciato al campo ieri mattina, l’altro fa lavoro differenziato. Toccherà ancora a Navarro difendere la porta azzurra.
Nella settimana della crisi più nera una buona notizia per Daniele Mannini. Che pur squalificato ha raggiunto già lunedì i suoi compagni in ritiro. La Wada non si opporrà alla eventuale riapertura del caso. Gli avvocati del centrocampista azzurro aspettano una risposta del Tas per un nuovo giudizio che nell’attesa poi dovrebbe comportare la sospensione della pena. Il suo manager, Davide Lippi, ai microfoni di radio Marte ha dichiarato: «Sono fiducioso, aspettiamo una notizia positiva. Sperando poi che anche il Napoli possa riprendersi, contando sulla forza di Daniele Mannini». Un Napoli che ora deve riconquistare anche la maglia azzurra.

martedì 24 febbraio 2009

Corbo: “Reja aveva bisogno di rinforzi ma la società non ha voluto sconfessare il mercato estivo”

Antonio Corbo, editorialista de “La Repubblica”, è intervenuto alla trasmissione radiofonica Radio Gol di Kiss Kiss Napoli, criticando le scelte della società partenopea nel mercato di gennaio: “I tifosi rappresentano le voci di una città delusa, di un ambiente sconcertato. Il Napoli ha voluto per troppo tempo nascondere una crisi che era nei fatti. Una crisi che era fisiologica e prevedibile, soprattutto se si comincia prima la preparazione atletica. Invece non si è fatto nulla, o abbastanza per dire che questa squadra era in crisi sul piano atletico, che ha bisogno di un maggiore impegno in allenamento.
I calciatori la domenica raccolgono i frutti degli allenamenti svolti in settimana: evidentemente è un lavoro insufficiente. La frattura tra società e tecnico è nei fatti, nonostante loro dicano di andare d’amore e d’accordo, ma è chiaro che i fatti dicono il contrario. Reja aveva bisogno di rinforzi: diciamo le cose come stanno. Negli ultimi tempi si era capito che il centrocampo del Napoli era un po’ logoro: Blasi e Gargano hanno fatto moltissimo, però c’era bisogno di un ricambio. Così come c’era bisogno di una alternativa a Denis, così Marino va in Sudamerica e acquista Datolo, che era forse previsto per il programma dell’anno prossimo. Ma a gennaio bisogna comprare la ruota che ti manca: è come un pit-stop, dove in corsa ti viene cambiata una ruota. Al Napoli mancava un giocatore di spessore a centrocampo,ma dissi pure un centravanti, un po’ di tempo fa:precisamente dissi Pazzini, ceduto dalla Fiorentina per una cifra tutt’altro che irresistibile. Chiunque si sarebbe accorto di queste carenze: chi invece ha interesse a non sconfessare Denis o a non spendere soldi in Italia, non reputa corrette queste osservazioni”

lunedì 23 febbraio 2009

Italo Cucci: “Il Napoli affonda, adesso qualcuno dovrà dirci la verità”

“Il Napoli affonda. Senza vergogna. Anarchico, abulico, velleitario, frammentario, impreciso. Distrutto. Sento che è stata rinnovata la fiducia a Reja. E allora ditemi, per favore, chi dobbiamo sfiduciare. I giocatori? Come no? Ma insistere sul tasto della dolce vita, delle notti insonni, della condotta poco professionale di qualcuno mi sembra un grande segno di slealtà nei confronti del gruppo.
O è tutta una banda di perditempo leggeroni e scriteriati? Se così fosse, possibile che nessuno abbia il pudore di prendersi la responsabilità di raccontare com’è potuto succedere che una marcia trionfale si sia trasformata in un calvario che rischia di portare a una storica dèbacle? I controllori, ditemi, dov’erano mentre un Napoli lussureggiante andava a perdere rami e foglie, quella di fico compresa? Cosa s’aspettavano, ieri, dal Genoa? Il rinnovo in bianco del gemellaggio? Per favore – sembravano dire i nostri eroi, in campo – per favore non fateci del male. E sembravano essere riusciti nell’impresa, poi quello Jankovic (ma come s’è permesso?) ha rovinato tutto: una buffonata difensiva, un tocco e ritocco agevole, un tiro, un gol al pollo evvìa, il re è nudo e vediamo tutti la desolazione tecnico/agonistica di una squadra che per anni ci aveva mostrato solo virtù, anche povere, ma per questo ancor più degne di nota e di plauso.
Ripeto: qualcuno deve dirci la verità. Magari diversa da quella che abbiamo raccontato noi, verità che non è piaciuta, è stata contraddetta, azzerata. Dicevamo, noi, da tempo, che questa squadra andava rafforzata. Ed erano i giorni belli delle sbornie vittoriose, del San Paolo festoso tomba delle ambizioni altrui. Dove avevamo sbagliato? Forse non c’eravamo resi conto che gli avversari arrivati a Napoli erano portatori di generosi soccorsi gratuiti, una carità inspiegabile e Reja e alla sua banda di finti talenti? No, amici miei: nel calcio nulla si regala a nessuno e il Napoli si guadagnava la sua bella pagnotta giocando, segnando, divertendo anche, svettando in tivù, occupando le prime pagine. Cosa volete dirci, adesso? Che eravamo tutti ciechi, tutti illusi, tutti coglioni? Questa è crisi e non riesco a immaginare che qualcuno possa venirmi a dire, adesso – come usava nei tempi eroici – “ricominciamo dalla Juventus” che sabato aspetta i resti di una squadra orgogliosa per far vendette di gloriose bastonate ricevute dai Lavezzi, dagli Hamsik, dagli Zalayeta, da quella truppa affamata e determinata di predatori che adesso sembrano pulcini spaventati. È chiaro che – sollecitata la Società a dir la sua fuori dei denti – si debba passare immediatamente a chieder conto del crollo tecnico e chi tiene le redini del gioco, Edy Reja. Ai primi segni di disagio Reja cercava, insieme a Marino, personalità. Poi, mentalità. Lungo inutile viaggio nel regno dell’astratto. Avessero cercato uomini, sarebbe stato meglio. E se siamo ancora al punto di cercare soluzioni ignote, meglio fermarsi – dico al vecchio amico Edy – meglio far un bell’esame di coscienza e assumere, con orgoglio o battendosi il petto, un atteggiamento deciso, risultante della sua indiscutibile onestà. A farsi far fesso, qui, non ci sta nessuno. Vorremmo – dopo avere apprezzato per lunghi mesi, in passato, la scelta del silenzio – che i giocatori parlassero fuori dei denti, ci spiegassero loro cos’è successo, cosa sta succedendo, anche per difendersi, se sanno di poterlo fare. E’ ora di aprire un processo al Napoli: gli accusatori ci sono, i giudici anche, i testimoni fin troppi. La parola ai colpevoli. Queste son le tristezze del calcio provocate dalla passione quando s’incontra con la delusione, dall’amore della gente quando si sente tradita”. Questo il fondo di Italo Cucci apparso oggi sulle pagine de “Il Roma”.

Datolo: “Nessuna spaccatura tra italiani e sudamericani”

Jesus Datolo, ultimo arrivato in casa Napoli, ieri sera ha rilasciato una breve dichiarazione all’emittente argentina “Radio Mitre”

: “Sono sereno e tranquillo e posso assicurare che all’interno della squadra non esistono spaccature tra gli italiani e i sudamericani”.

Napoli-Genoa=0-1

Il Genoa resta agganciato alla zona Champions riprendendosi quanto lasciato in casa alla Fiorentina. Il gol di Jankovic al 24′ del secondo tempo consegna a Gasperini il quarto successo esterno e apre la crisi del Napoli di Reja, contestato all’inizio e alla fine del match. L’ultima vittoria azzurra resta quella dell’11 gennaio, sul Catania. La panchina del tecnico del doppio salto dalla C alla A potrebbe essere a rischio.
POCHI BRIVIDI - In tribuna c’è anche Michelle Hunziker, ospite di De Laurentiis, ma lo spettacolo non è un granché. Il terreno di gioco non aiuta, anzi, rischia di scatenare figuracce a catena come capita a Ferrari e Rubinho a metà primo tempo. La “collezione” di occasioni si limita a un colpo di testa di Denis di poco alto e a una conclusione ravvicinata di Milito, salvata di Navarro, in seguito a una leggerezza di Vitale. Il resto, per quello che si vede prima dell’intervallo, è un lento rincorrersi in mezzo al campo.
RICERCA AFFANNOSA - I problemi sono di natura diversa: il Napoli ha due attaccanti troppo isolati, tant’è che il meglio lo ottiene quando Hamsik alza la qualità degli inserimenti a destra (palla d’oro in mezzo per Denis), a sinistra (corridoio spalancato a Lavezzi) e in mezzo (Vitale ostacolato dal movimento di Denis); il Genoa invece non trova uno sbocco verticale al suo gioco, visto che Milito è costretto a coprire tutto il fronte in una sfiancante opera di copertura.

TENSIONE - Con la miseria di 2 punti raccolti nelle ultime sei giornate, gli azzurri soffrono la pressione di un ambiente molto più ambizioso. Ogni minuto che passa senza riuscire a segnare è un colpo all’emotività di una squadra diventata fragile dopo il travolgente avvio di stagione. La situazione è evidentemente favorevole al Genoa, che cambia due terzi del tridente inserendo Sculli e Jankovic. E proprio l’ex centrocampista del Palermo diventerà l’uomo della svolta.
COLPO JANKO - La qualità dei tocchi di Milito e Thiago Motta “pulisce” le imperfezioni causate anche da un terreno gravemente compromesso. Il Principe mette subito Jankovic in condizioni di colpire. Il primo tentativo a vuoto è compensato dal piatto basso a 21 minuti dalla fine, ispirato da una palla d’oro servita dal brasiliano. Un gol decisivo, tutto sommato un vantaggio giusto, perché prima dell’1-0 Navarro aveva respinto un assalto gestito da Milanetto e Milito.
ULTIMI ASSALTI - Il 3-4-3 con Russotto e Pià al posto di Maggio e Denis è l’ultima carta buttata sul tavolo da Reja. In concreto la mossa frutta una conclusione senza speranze di Gargano e un sinistro di Vitale amministrato da Rubinho, bravo anche nelle uscite. Dalla parte opposta invece Navarro fa gli straordinari per negare a Jankovic il quarto gol del suo campionato. Può bastare così

Reja: “Napoli in crisi, ma unione con la società”

«È un momento non certamente facile. Prima il San Paolo era la nostra roccaforte e invece adesso abbiamo perso questa sicurezza. E’ un periodo difficile per noi, per la squadra e per i tifosi, che sentono in modo esasperato questo momento critico. Dobbiamo ritrovare la serenità per capire come mai abbiamo perso la brillantezza. Non è possibile che nel girone di andata abbiamo fatto 33 punti giocando molto bene e adesso invece non riusciamo più ad esprimerci! Sono convinto che questo periodo passerà e mi auguro che questo avvenga al più presto». Napoli ko col Genoa al San Paolo e il tecnico Edy Reja ammette che il momento è delicato.
UNIONE DI INTENTI - L’allenatore degli azzurri, comunque, cerca di restare positivo: «Abbiamo parlato adesso col Presidente De Laurentiis e Pierpaolo Marino. La volontà è quella di proseguire per trovare insieme le soluzioni. E’ chiaro che la squadra non sta esprimendo tutto il valore che ha, però siamo ancora a due punti dalla zona Uefa e quindi niente è perduto. Dobbiamo trovare le motivazioni e il sistema per venirne fuori».
CONTESTAZIONE - I tifosi hanno lasciato libero l’ingresso dello stadio San Paolo, assediato subito dopo l’incontro col Genoa, per contestare la sconfitta. In particolare, ultrà delle curve avevano bloccato la rampa d’accesso agli spogliatoi, impedendo agli atleti del Napoli di lasciare la struttura. Intanto, è ancora in corso un incontro fra la squadra, il dg Pier Paolo Marino, il tecnico Edy Reja, il presidente Aurelio De Laurentiis.

Festa al San Paolo con più di mille genoani attesi

Per i genoani la trasferta di Napoli è sempre una festa. Sono più di mille i rossoblù che con vari mezzi – pullman, treno, aereo – hanno raggiunto il capoluogo campano, accolti dai tifosi partenopei con i quali c’è un solido gemellaggio. Per molti, con partenza già venerdì, la trasferta si è trasformata in un weekend di vacanza, come accade a parti invertite quando è il Grifone a ospitare il Ciuccio a Genova. Sciarpe azzurre e rossoblù mescolate, per le vie del centro. Tavolate miste in pizzeria.

Tra genoani e napoletani, da tanti anni, il rapporto è di amicizia sportiva e non solo. Qualcosa che non ha eguali con altre squadre, con cui non sempre i rapporti sono idilliaci. Ne ha parlato la settimana scorsa Enrico Preziosi, che oggi dovrebbe essere al San Paolo per la partita. “In quasi tutti gli stadi – ha detto il presidente del Genoa – gli avversari vengono insultati. Dai genoani vorrei che, se non applauditi, gli avversari siano quanto meno ignorati”. Progetto per il futuro, ma Napoli non fa testo: rossoblù e partenopei tifano insieme.

sabato 21 febbraio 2009

Napoli-Genoa formazione

NAPOLI (3-5-2): Navarro; Santacroce, Cannavaro, Contini; Maggio, Blasi, Gargano, Hamsik, Datolo; Lavezzi, Denis. All. Reja


GENOA (3-4-3): Rubinho; Papastathopoulos, Ferrari, Bocchetti; Rossi, Thiago Motta, Vanden Borre, Criscito; Sculli, Milito, Palladino. All. Gasperini



ARBITRO: Orsato di Schio (Di Liberatore-Petrella)

Di Marzio: “Datolo a sinistra esperimento rimandato, ci sarà Vitale sulla fascia”


Ai microfoni di Marte Sport Live è intervenuto il telecronista di SKY Gianluca Di Marzio: “Sinceramente credo che Datolo non giocherà, soprattutto come esterno. Con il Genoa che fa della sua forza proprio gli esterni, non è il caso schierarlo perchè deve migliorare nella parte difensiva. Metterebbe in difficoltà Contini, lasciandolo spesso solo.

L’esperimento Datolo a sinistra è quindi rinviato. Ieri Reja non sembrava convinto nel schierarlo domenica in quel ruolo, quindi ci sarà Vitale. Bisogna far riinnamorare i tifosi con una prestazione convincente. Il Genoa è una squadra che ha incominciato a fare bene anche fuori casa, quindi bisognerà stare molto attenti. Reja rispetto a Gasperini cambia poco. Il tecnico rossoblu ha più coraggio in questo senso. Cambia il modulo in corso d’opera e ciò è davvero positivo. E’ importante ridare fiducia a Cannavaro, spero che domenica possa riscattarsi”.

Napoli quarta piazza per media spettatori in questo campionato

Emerge un nuovo dato importante e significativo dell’amore del pubblico napoletano verso la propria squadra. In questo campionato il Napoli è la quarta squadra per media spettatori, piazzandosi alle spalle soltanto delle due milanesi e della Roma. Un dato a cui vanno aggiunte le assenze per 3 turni degli spettatori delle curve, ferita ancora da rimarginare nel pubblico partenopeo.

E intanto la prevendita per il big match col Genoa procede a ritmo sostenuto, ma è prevedibile che per l’incontro coi liguri lo stadio si riempirà nuovamente. Ecco, intanto, la graduatoria delle prime dieci piazze per media spettatori: Milan (58.646), Inter (52.443), Roma (40.756), Napoli (39.849), Lazio (34.997), Fiorentina (29.979), Genoa (25.288), Sampdoria (24.069), Palermo (22.526), Juventus (22.188).

De Laurentiis in ritiro: “Contro il Genoa fuori l’orgoglio”


«Siete forti e l’avete già dimostrato. Se siete rimasti nelle prime posizioni della classifica per tutto il girone di andata, se avete vinto anche contro alcune grandi del campionato, lo dovete solo a voi, al vostro spirito di squadra. Ecco, io credo che dobbiate ritrovarlo per voi stessi e per il Napoli. Contro il Genoa dimostrate di essere nuovamente la squadra che tutti abbiamo ammirato per tanto tempo. Andate in campo senza paura, con tanto orgoglio».
Aurelio De Laurentiis ha parlato per circa un quarto d’ora con la squadra. L’ha fatto dalle 17.15 alle 17.30 dopo essere giunto nel ritiro ad allenamento appena concluso. Tutto programmato. Il presidente, che nei giorni precedenti si era tenuto informato su quanto avveniva soprattutto tramite i contatti con Marino e Reja, ha spronato tutti, ha sollecitato l’orgoglio degli azzurri. Vuole vedere una squadra e non undici calciatori in campo: «Fatelo innanzitutto per voi stessi, poi per la gente di Napoli che merita di vedervi giocare come avete fatto tante altre volte». De Laurentiis, poi, si è intrattenuto con Marino prima e poi con il dg e con Reja. Hanno discusso di calcio, ma anche di cinema, dei successi che il produttore sta ottenendo a ripetizione con i suoi ultimi film. Il presidente si è informato con Reja sull’andamento della preparazione, ma con stile ha evitato di mettere in difficoltà il tecnico chiedendogli anticipazioni sulla formazione.

Tra l’altro, Reja, non avendo ancora deciso, non avrebbe potuto far altro che rinviare il discorso ad oggi dopo la rifinitura. Solo allora si saprà se toccherà a Datolo andare in campo al fianco di Hamsik oppure a Vitale. Sembra essere questo l’unico dubbio dell’allenatore per una partita di vitale importanza per il futuro di tutti. Nessuno ne parla ufficialmente, ma in caso di risultato negativo gli azzurri andrebbero incontro ad altri sette giorni di ritiro prima di Juve-Napoli. Tre le opzioni: restare a Castelvolturno oppure prepararsi al big-match alla Borghesiana, a Roma, o in una cittadina tra Brescia e il Garda. Ieri, Reja ha fatto svolgere una seduta non impegnativa ai suoi calciatori come è capitato spesso in occasione degli allenamenti del venerdì. Calcio-tennis e torello, in più il tecnico si è intrattenuto a parlare con alcuni dei suoi ragazzi dando indicazioni sulla partita. Intanto, è in costante aumento il numero dei biglietti venduti (14.000) per la partita con il Genoa che sarà diretta da Orsato di Schio, un arbitro che non porta bene al Napoli. Con lui tre pareggi e una sconfitta tra B e A. Migliori i precedenti quando il Napoli era in C1: quattro vittorie, tre pareggi e nessuna sconfitta. Molti sono i tifosi che credono nel successo degli azzurri che riscuotono fiducia nelle previsioni di bookmaker e scommettitori. Secondo i dati forniti da Eurobet, infatti, il Napoli è favorito, come riferisce Agipronews, alla quota alta di 2,10. Ampio il credito concesso agli azzurri dagli scommettitori: il 78% ha puntato sul segno 1. Quota 3 per il pareggio, scelto nel 15% dei casi, mentre la vittoria del Genoa, bancata a 3,65 è stata indicata nel 7% delle scommesse.

Ciuccio e Grifone per sempre fratelli, ma posate i 3 punti al San Paolo


E’ prossima all’andare in scenda una delle sfide più affascinanti del calcio italiano, tra due realtà storiche che, dopo le miserie di questi anni ‘90 stanno lentamente cercando di tornare ai fasti di un passato che pare lontanissimo.
Il Genoa di Gasperini, squadra dal gioco spumeggiante e a trazione anteriore si presenta al San Paolo col suo lungo elenco di napoletani (Criscito, Bocchetti, Palladino) decisa a riprendere la corsa Champions interrotta una settimana fa quando fu capace di farsi recuperae ben 3 gol dalla Fiorentina, anzi da Adrian Mutu. Roba che, se fosse capitato a Reja un simile evento, la lapidazione in Piazza del Plebiscito sarebbe risultata la pena minore. Ma il ‘Gaspe’ è il ‘Gaspe’ e non fa niente se il suo Genoa da 2 anni, pur avendo squadre molto competitive ed una società che cerca di fare mercato in funzione del suo modulo (dato che non riscontriamo avvenga invece nel rapporto Marino-Reja) si piazza regolarmente alle spalle del club azzurro. Cose che capitano quando si fa ‘calcio champagne’, troppo champagne rischia di andare alla testa causando il cosiddetto ’sott è ncopp’, che auspiachiamo si ripeta anche in questa stagione.
Il Napoli di Reja invece, ammainate le a dir poco velleitarie ambizioni Champions, è tornato coi piedi per terra ed è una terra pesante e melmosa, che sa tanto di quelle sabbie mobili da metà classifica da cui è difficile sfuggire e che, anno dopo anno, catturano sempre più compagini. Figlie illegittime di quel grande obbrobbrio che è la serie A a 20 squadre di cui 6 vincono l’orsacchiotto, 3 vanno all’inferno e le altre 11 bivaccano in attesa di una stagione migliore. Noi non vogliamo che il Napoli si arrenda ad un anno incolore dopo un avvio di stagione da infarto. Ora che, dopo anni di tristezze, c’ha fatto nuovamente respirare un po’ d’aria d’alta quota l’ambizione massima deve essere raggiungere il 6° posto e la zona Uefa. E caro Grifone, sarai pur arrabbiato e in corsa per i tuoi obiettivi, ma i 3 punti ci servono come il pane e il pane non si toglie mai dalle mani di un affamato.

venerdì 20 febbraio 2009

Montervino striglia i giovani “Basta con la vita notturna”

Gioca poco, ma quando c’è da mettere la faccia, quando c’è da parlare è sempre in prima linea. Francesco Montervino, il capitano, ancora una volta sta dimostrando l’importanza del suo ruolo oscuro, ma quantomai efficace. Se c’è da tutelare i compagni con De Laurentiis, con Marino, con Reja, con la tifoseria, lui li difende, ma quando la squadra si ritrova nel chiuso dello spogliatoio, della sala stampa di Castelvolturno o in uno dei saloni dell’albergo che ospita il Napoli, Montervino non usa perifrasi.
Va al sodo. Era già successo altre volte durante la gestione-De Laurentiis, è ricapitato dopo il pareggio interno con il Bologna. Sabato notte, al rientro nel ritiro di Castelvolturno, c’è stato un lunghissimo confronto tra i calciatori. Sino all’alba: alle cinque del giorno dopo. Montervino ha parlato molto. Senza alzare la voce, ma con tono fermo, facendo sentire la delicateza del momento e l’importanza dei suoi concetti. Ha fatto capire ai più giovani, a quelli che per la prima volta si sono avvicinati al campionato italiano e in una piazza infuocata e dagli umori mutevoli quale è questa partenopea, quanto è difficile fare il calciatore a Napoli. Bisogna rigare diritto, non bisogna esporsi con facili proclami o promesse, è bene non farsi vedere troppo in giro. Soprattutto, di notte. Certe uscite che possono passare «inosservate» quando la squadra vince, diventano un capo d’accusa ai primi passi falsi. Montervino, senza voler fare distinzioni tra italiani e stranieri, ha ricordato che chi non è sposato ha il diritto di vivere la sua gioventù, ma tenendo sempre un comportamento in linea con le esigenze e il prestigio del club, con le attese della tifoseria, senza coinvolgere sia pure indirettamente gli altri compagni. «Siamo tutti uniti, siamo tutti pronti a difendere tutti, ma occorre che si righi diritto». Mercoledì e ieri, nuovi confronti. E il gruppo ne è uscito più forte e, soprattutto, più compatto.

Permesso premio per i calciatori del Napoli


Pierpaolo Marino, forse in virtù dell’impegno mostrato dai calciatori azzurri nel ritiro di Castelvolturno, ha voluto concedere a tutti i componenti della rosa un permesso premio. Ieri infatti alla fine dell’allenamento tutti sono stati liberi di tornare nelle proprie case. La cosa particolare però riguarda i calciatori sposati.

Questi ultimi infatti, a differenza dei single (che alle ventidue di ieri hanno dovuto far ritorno a Castelvolturno), hanno avuto la concessione di passare la notte in casa con le proprie mogli per poi rientrare oggi, entro le dodici, all’Holiday inn.

giovedì 19 febbraio 2009

Napoli-Genoa: Denis sfida Milito, doppietta in partitella


Otto gol alla Primavera, però nascondendo il Napoli. Reja mischia le carte, tiene tutti sulla corda, lascia giocare Hamsik e Datolo per un tempo, il secondo, poi concede all’immaginazione della squadra gli undici che affronteranno il Genoa. Non è pretattica ma psicologia e il tecnico sceglie la strada meno usuale, facendo in modo che ognuno avverta una possibilità.
DENIS - Il tanque fa una doppietta (come Pià, poi un gol a testa per Maggio, Bogliacino, Russotto e Lavezzi) e lancia la sua personalissima sfida al connazionale Milito. In attacco, non c’è ballottaggio, perché sarà coppia Denis-Lavezzi.

ATTESA - Ma Napoli-Genoa è vissuta già dai tifosi: venduti diecimila biglietti, a conferma dell’interesse che la squadra, al di là dei risultati, scatena.

PERMESSO - E non è finita, perché al termine della seduta, Reja ha concesso a tutti una pausa: permesso sino alle 22 per gli scapoli, mentre chi ha famiglia è potuto tornare a casa. Si riprende il ritiro al completo dalle dodici dell’antivigilia. Da quel momento, ogni pensiero sarà concentrato sul Genoa.

Napoli, Datolo rischia già la panchina


Sospiro di sollievo. Hamsik ce la fa. Soddisfacenti gli ultimi controlli e così lo slovacco nel pomeriggio è tornato a lavorare con la squadra. Reja, dunque, potrà contare anche su di lui per il match di domenica contro i rossoblù di Gasperini. A disposizione Hamsik e a disposizione pure Datolo. Anche l’argentino, infatti, dopo un martedì di lavoro solitario per un po’ d’affaticamento, s’è riunito al resto della compagnia sul prato di Castelvolturno, spazzato da un vento gelido come prima non s’era visto e sofferto mai e, nel pomeriggio, bagnato addirittura da qualche fiocco di neve.
Esclusi Iezzo, Gianello e Zalayeta, insomma, azzurri al completo. Cosicché la formazione che incrocerà domenica il Genoa al San Paolo sarà solo questione di scelte dell’allenatore. Ma dalle prime, blindatissime indiscrezioni - ieri il via agli allenamenti a porte chiuse voluti dalla società - viene fuori un solo dubbio. Confermato il modulo 3-5-2 con le uscite di Rinaudo e Pazienza e i rientri di Santacroce e Blasi, la scelta che Reja lascia in sospeso riguarda la fascia di sinistra. Con Hamsik che ha recuperato e che sarà al suo posto, chi gli giocherà di lato? Ebbene, la percezione che s’è avuta è che Reja potrebbe puntare sul ragazzo. Su Vitale, insomma, con Datolo almeno in avvio di gara inevitabilmente destinato alla panchina. Certo, la cosa susciterebbe commenti e riflessioni visto che l’argentino è stato l’unico rinforzo di gennaio, pagato pure bene, ma la preferenza per Vitale avrebbe almeno due ragioni. La prima: Datolo non è ancora nelle migliori condizioni atletiche, visto che è stato strappato al Boca Junior nel pieno della preparazione per il torneo d’Apertura che deve ancora cominciare e visto pure che nelle ultime due settimane non s’è allenato con regolarità. D’accordo, Datolo sabato scorso è stato in campo dall’inizio alla fine, ma quella è stata quasi una forzatura.

Forse anche una necessità. Cert’è, l’argentino nel secondo tempo ha accusato molto la fatica. L’altra ragione sarebbe dettata dal disegno genoano. Gasperini attacca con tre giocatori e quindi Vitale - se non addirittura Aronica a sinistra - rispetto a Datolo oggi garantirebbe qualcosa in più in fase difensiva. Tre giorni per provare e per pensare nella solitudine del Centro di Castelvolturno, impenetrabile o quasi quartier generale della truppa azzurra, dove gli allenamenti si alternano a brevi o lunghi incontri per cercare una soluzione alla crisi di gioco e risultati. Il più significativo, almeno sino ad ora, quello che ha visto riuniti i calciatori. Solo loro. Stavolta senza neppure Reja. Dai «senatori» il richiamo a ritrovare quella compattezza che, seppure non sufficiente a vincere la gara, aveva contraddistinto la prova azzurra in coppa con la Juve. Più compattezza, dunque, ma anche più solidarietà in partita. «Chi è in difficoltà, va aiutato, sostenuto», è stato detto, magari ripensando agli ultimi gol beccati e ai problemi avuti da più di un difensore.

Luigi Panarelli, dal grande sfracello al Grande Fratello

Luigi Panarelli nasce a Taranto il 26 aprile del 1976. Sin da ragazzino entra a far parte delle giovanili del Taranto fino ad arrivare in prima squadra nel 94, anno in cui Panarelli esordisce in Serie D con la maglia rossoblù. Dopo un campionato da protagonista in Serie C2 sempre con la squadra pugliese, in cui il terzino destro dalla folta chioma si segnala come un giovane interessante, nell’estate del 96’ viene prelevato dal Napoli per giocare nella formazione Primavera. Dopo un anno di gavetta, nel 97’ è il momento del grande salto.

Panarelli, infatti, entra a far parte a tutti gli effetti della rosa di prima squadra del Napoli in Serie A. A soli 21 anni, dunque, Luigi si trova già davanti all’occasione della sua vita. Purtroppo, però, è la stagione in cui il Napoli retrocede con soli 14 punti all’attivo, ma forse è anche grazie a questa situazione che Panarelli riesce a collezionare ben 17 presenze in campionato. Le sue doti tecnico-tattiche non esaltano di certo, ciò che lo contraddistingue di più è soprattutto la scintillante chioma nera che si alza quando corre su e giù per il rettangolo, e non solo quello di gioco. A fine stagione il Napoli decide di confermarlo, ma con Ulivieri in panchina Panarelli racimola solo tre spezzoni di gara, prima di trasferirsi ad Andria, sempre in Serie B, durante il mercato di gennaio. Nell’estate del 99’ Panarelli lascia definitivamente la società partenopea per trasferirsi al Torino in Serie A. In granata, però, Luigi mette insieme la bellezza di 5 presenze in 2 campionati. Niente male! Da questo momento in poi, ovvero dall’estate del 2001, c’è la svolta nella carriera e nella vita di Panarelli, che comincerà a girovagare per i campi, e non solo, di tutta Italia, cambiando società ogni stagione. Della sua collezione di maglie da gioco fanno parte il Crotone, la neonata Florentia Viola, il Taranto, il Teramo, l’Avellino, la Salernitana, il Foggia, la Cavese. Più lunga sembra essere, invece, la lista della collezione di donne fatta dall’ex azzurro, secondo almeno quanto riportato dai vari e variegati rotocalchi di gossip. L’apice della carriera e della celebrità, però, Panarelli lo raggiunge nel Marzo del 2006: convocato dall’Avellino per la trasferta di Mantova, abbandona il ritiro e raggiunge gli studi del Grande Fratello per fare una sorpresa alla sua fiamma del momento, Laura Torrisi, promettendole in diretta tv, tra le lacrime, il matrimonio. Storie d’altri tempi. Inutile aggiungere, poi, che dopo qualche mese Panarelli ha preferito interrompere la sua relazione con la Torrisi e con l’Avellino per ricominciare il suo tour de force in giro per il bel paese. Attualmente Panarelli gioca in Prima Divisione (ex C1) con il Sorrento. Per chiosare al meglio sul personaggio, riportiamo due righe del ritratto che ne fece Carlo Tecce dell’Indiscreto qualche anno fa: “Panarelli, statico sulla panchina, anguilla nelle discoteche, preda degli allenatori, predatore con le ragazze”.

Zoff: “La crisi del Napoli è solo una questione di testa”

L’ex e mai dimenticato portiere del Napoli Dino Zoff ha rilasciato un’intervista a “Il Roma”: “Il Napoli ha commesso il grosso errore di dichiarare ad un certo punto della stagione che l’obiettivo era diventato la Champions. La crisi azzurra è tutta dovuta ad una questione di testa: si sono smarrite tutte le certezze acquisite nel primo periodo difficile.

Sono sicuro, però, che il Napoli sappia e possa riprendersi, già da domenica prossima. E’ impossibile giudicare Datolo dopo una sola partita disputata”.

Mannini, pronta la controffensiva del Napoli

Una richiesta di revisione del procedimento per far scattare una sospensione della squalifica, in attesa di una possibile revisione. Ecco il primo passo ufficiale dell’entourage di Daniele Mannini nei confronti del Tas dopo che il centrocampista del Napoli è stato squalificato per un anno dal Tribunale arbitrale dello sport, come Davide Possanzini del Brescia, a causa di un ritardo a un controllo antidoping.

LA POSSIBILITÀ DI SOSPENSIONE DELLA SQUALIFICA - «In caso di richiesta di revisione del procedimento, da regolamento il Tas potrebbe anche sospendere la squalifica su richiesta delle parti- ha spiegato il procuratore di Mannini, Davide Lippi, a Radio Kiss Kiss Napoli- Tale sospensione non è automatica ma stiamo lavorando per questo. Ci incontreremo con Mannini per firmare tutte le pratiche».ENTRO VENERDÌ LA RICHIESTA - «Siamo scesi in campo e ringraziamo Figc, Aic e gli avvocati- ha continuato- Abbiamo più di qualche speranza che a breve possa succedere qualcosa di positivo. I tempi? Non dovrebbero essere lunghissimi, anche perchè entro venerdì 20 devono partire le richieste di revisione del processo. Le parti chiamate in causa devono inviare la richiesta al Tas, che poi sarà chiamato a pronunciarsi. Ci saranno nuove prove, testimonianze e soprattutto sarà motivata la nostra richiesta di revisione della sentenza».
SI SPERA CHE LA WADA CHIUDA UN OCCHIO - Sarà decisivo il comportamento della Wada: è importante che non si opponga alla richiesta per non far cadere tutto l’incartamento. Nel caso in cui l’agenzia mondiale antidoping faccia finta di non vedere la domanda andrà avanti con il supporto della Federcalcio e di Platini stesso.

Juande Ramos blocca Cannavaro: “Fosse per me lo farei firmare subito”

Il sogno che Fabio Cannavaro torni a giocare per il Napoli nella prossima stagione potrebbe schiantarsi contro un muro chiamato: Juande Ramos. Il tecnico del Real Madrid, che ha preso il posto di Bernard Schuster, ha messo a segno otto vittorie consecutive con il club di Madrid e vede in Cannavaro uno dei giocatori cardine su cui poggia la difesa, l’allenatore spagnolo parlando del difensore della loggetta alla Gazzetta dello Sport ha dichiarato:
“Fosse per me gli farei firmare subito un nuovo contratto, il solo fatto che a quella età giochi a questi livelli la dice tutta sul suo valore. Cannavaro è un grande professionista dentro e fuori dal campo”. Ramos è stato chiamato per traghettare il Real Madrid a lidi più sicuri e cioè quelli che portano alla Champions League, nel caso dovesse riuscirci c’è una clausola nel suo contratto che lo farebbe rimanere sulla panchina dei blancos: vista la media con cui viaggia la sua squadra ed i pochi gol che sta incassando la difesa del Madrid è difficile pensare che non si riesca a centrare l’obbiettivo della qualificazione.
L’ostacolo alla permanenza di Fabio Cannavaro nella capitale spagnola potrebbe essere quello posto da Florentino Pérez, colui che dovrebbe succedere al dimissionario Calderon alla guida del club quando ci saranno le prossime elezioni in programma la prossima estate. Pérez con ogni probabilità dovrebbe guidare i blancos ed il futuro presidente non è molto convinto di voler trattenere in squadra un giocatore ‘vecchio’ come Cannavaro, di questo potrebbe approfittarne il Napoli che con il difensore della nazionale acquisirebbe sicuramente personalità e classe nella propria retroguardia.

mercoledì 18 febbraio 2009

Milito: “Io e Lavezzi, che spettacolo”


Domenica la sua prima volta al San Paolo. «Da bambino cercavo di non perdere una partita del Napoli di Maradona: quello stadio significa tanto per noi argentini». Diego Milito, trent’anni a giugno, è il bomber del Genoa e il vice capocannoniere di serie A: 15 gol in 20 partite. È tornato a Genova cinque mesi fa dopo tre campionati da fuoriclasse con il Real Saragozza nella Liga. Era stato anche trattato dal Napoli, che si ritirò dall’asta perché Milito, soprannominato il Principe per la rassomiglianza con l’ex fantasista uruguaiano Enzo Francescoli, guadagna 2,5 milioni di euro: troppi, secondo il budget fissato da De Laurentiis e Marino.
Milito, ha mai parlato con i dirigenti del Napoli nella scorsa estate? «Io no, però so che c’era stato un contatto con il Saragozza: le due società non si misero d’accordo. Mi fece piacere la notizia dell’interessamento del Napoli». Possibile che si riapra questa trattativa? «Difficile ora. Sto benissimo a Genova, questa è casa mia e sono felice. I tifosi del Genoa mi vogliono bene, sono passionali come quelli di Napoli». Li vedrà domenica da vicino. «Napoli mi piace e sono contento di giocare al San Paolo. Ricordo ancora tante gare del Napoli di Maradona, quello che vinceva gli scudetti: non me le perdevo in tv». Dice che sarebbe difficile cambiare squadra, però il presidente Preziosi dichiara che sarà un problema trattenerla perché grandi club offrono maxi-ingaggi. «Non penso al mercato e a questi club. Siamo a metà campionato e sono concentrato sulle prossime partite.
A Genova sto bene. Si vedrà quello che accadrà in estate». Il Genoa era arrivato in zona Champions e poi ha perso qualche colpo: un punto nelle ultime due partite con Roma e Fiorentina. Cosa succede? «Siamo un po’ amareggiati dopo il pari con la Fiorentina. È stata una partita strana, pareggiata dopo aver offerto una grande prestazione nonostante l’inferiorità numerica. Risultato ingiusto». La partita è stata seguita dal dramma di Gabriele Amato, il tifoso che lotta contro la morte da domenica sera. «Ci dispiace moltissimo e siamo vicini a questo ragazzo». Il Genoa affronta una squadra in crisi: il Napoli non vince da sei partite e si è allontanato dalla zona Uefa. «La squadra è un po’ calata nelle ultime settimane, però io ricordo quella che affrontammo a Marassi pochi mesi fa: la migliore avversaria nel girone d’andata, l’impressione data dal Napoli fu molto positiva. Può starci un periodo di flessione, però il Napoli resta formazione di qualità». Il giocatore più forte è un suo ex compagno, Lavezzi. «Siamo stati insieme per pochi giorni a Genova quattro anni fa, prima che lui facesse ritorno in Argentina. Avremmo formato una bella coppia. Il Pocho è un grande, tra i migliori attaccanti del campionato. Non mi sorprende che faccia cose bellissime con il Napoli». Avrà di fronte altri tre argentini: Denis, Datolo e Navarro. «Denis, che conosco meno del Pocho, è un attaccante di qualità. Navarro si era fatto notare già in Argentina, è un portiere dal grande futuro. Datolo ha giocato in una squadra come il Boca e quindi non avvertirà le pressioni del San Paolo». Milito contro Lavezzi: che sfida sarà? «È Napoli-Genoa e noi siamo due giocatori di queste squadre. Il Genoa vuole un risultato importante perché puntiamo a conquistare un posto in zona Uefa: certo, se poi riuscissimo a raggiungere la Champions… Giochiamo su un campo difficile contro un avversario che è un po’ in difficoltà e mi auguro che sia una partita spettacolare». Una curiosità: perché lei, uno degli attaccanti che segna di più in Europa, non gioca nella Nazionale di Maradona? «Sono sereno, lavoro e rispetto le scelte di Diego: sarebbe un onore essere allenato da lui».

Il Milan cerca difensori: Contini e Santacroce

Il Milan cerca difensori per il prossmo anno. Non basta Thiago Silva, la difesa rossonera è completamente da rifondare. Maldini appenderà le scarpe al chiodo, Nesta continua ad avere problemi fisici, Kaladze delude sempre di più, Senderos non si è dimostrato all’altezza delle aspettative, Favalli comincia ad avere una certa età.

Ed è proprio per questo che i rossoneri sono venuti a bussare alla porta di Marino e De Laurentiis per chiedere informazioni su Fabiano Santacroce. Il difensore di origini brasiliane piace molto ad Ancelotti che lo vorrebbe far crescere sotto gli occhi di Nesta e Maldini. Ma Santacroce non è l’unico difensore azzurro che piace ai rossoneri. Il Milan si è interessato anche a Matteo Contini. Il difensore partenopeo fu vicino alla squadra milanese già quando vestiva la maglia del Parma, ma Marino fu bravo a soffiarlo alla corte rossonera. Ora il Milan potrebbe ripiombare nel suo destino.
Nonostante il brutto periodo della difesa azzurra, ed in generale di tutto il Napoli, i giocatori azzurri continuano ad essere molto appetiti sul mercato. La Juve si è infatti fiondata su Christian Maggio. Il Napoli ha risposto picche, a meno che nella trattativa rientri uno tra Giovinco e De Ceglie. L’Inter insiste per Hamsik e Gargano. Marino continua a dire no, ma l’insistenza dei nerazzurri potrebbe portare a frutti inaspettati.

Tutti vogliono Gargano, il Napoli lo blinda

Con quel sorriso malizioso ha provato a smorzare la tensione che regnava ie­ri a Castelvolturno, primo giorno di un ritiro lunghissimo. Walter Alejan­dro Gargano, 24 anni, è uno dei pochi a non ar­rendersi mai. In campo come fuori. Anche ieri si è tuffato in allena­mento con il solito di­namismo. Ma dopo un po’, Reja l’ha dovuto fermare: «Vai di là, fai quello che vuoi, è il ca­so che ti risparmi un poco. Hai giocato tanto in questi giorni» .
Tre partite intere in una settimana: due con il Napoli (a Palermo e con il Bologna), una con la nazionale uru­guaiana (a Tripoli con­tro la Libia, mercoledì scorso).

STAKANOVISTA - A Napoli, lo chiama­no Uragano- Gargano, oppure con l’appellativo di quelle batterie che du­rano una vita, un calciatore che non si ferma mai. Che sbaglierà anche tanti appoggi ma che recupera tanto e cor­re come un dannato. Ed infatti, Reja l’ha sempre impiegato, tranne che a Firenze perchè era squalificato. Gargano è il calciatore del Napoli che ha accumulato più minuti di tutti: 2.005. E nella classifica dei centro­campisti più presenti in campionato, l’uruguagio si trova al quarto posto al­le spalle di Javier Zanetti dell’Inter, Vergassola del Siena e Simplicio del Palermo. Per non citare le gare dispu­tate tra Intertoto e Coppa Uefa (cin­que) e quelle di Coppa Italia (due). Da luglio ad oggi, comprese le partite in nazionale, il piccolo tamburino di Paysan­dù ha disputato qual­cosa come trentacin­que partite. Per Edy Reja, così come per Oscar Washington Ta­barez, commissario tecnico dell’Urugua, è diventato una pedina indispensabile. E dire che quando il Napoli s’interessò a lui, molti club si erano tirati in­dietro ritenendolo troppo basso per giocare nel campio­nato italiano. Gargano è alto m.1.68, quanto Maradona, ma corre per due grazie a quel cuore da maratoneta di cui madre natura gli ha fatto dono.

Crollo Napoli, è gelo tra Reja e Marino

Un crollo verticale: imprevedibile per certi versi, ma spiegabile. Il giocattolo Napoli rischia di incepparsi, interrompendo un cammino di crescita eclatante nell’ultimo lustro. Una scalata esaltante dall’anonimato della terza serie, fino al doppio salto e all’accesso all’Uefa, via Intertoto. Un girone d’andata entusiasmante, con la squadra quarta, in zona Champions, fino a inizio gennaio. Poi giù: 2 soli punti in 6 turni e decimo posto.
RAPPORTI NON IDILLIACI - In una gestione di pochi, come voluto dalla strategia aziendale di Aurelio De Laurentiis, i responsabili oltre al presidente sono il direttore generale Pierpaolo Marino e il tecnico Edy Reja. E proprio il rapporto fra questi due sta scricchiolando portando incomprensioni e tensioni che finiscono per essere assorbite dalla squadra e da tutto quello che ruota attorno a Castelvolturno, diventato una sorta di eremo, a furia di ritiri: il prossimo durerà da oggi a domenica ed è stato imposto dalla società, anche se i giocatori sono stati spinti a dichiarare essere una loro volontà. Le incomprensioni fra tecnico e d.g. non nascono oggi, ma nel tempo i due hanno saputo trovare una linea di galleggiamento, anche se le scelte di mercato del dirigente spesso non hanno trovato la piena condivisione del tecnico.

QUEL FOGLIETTO DISATTESO - Nel frattempo sarà stato cestinato, ma in gennaio, per una riunione di mercato, Reja si era presentato con un foglietto sul quale aveva schizzato le esigenze tecnico-tattiche secondo il suo punto di vista: un esterno sinistro (che sostituisse Mannini, poi squalificato), un centrocampista capace di costruire gioco e una prima punta. Marino ha optato solo per un acquisto che potesse ricoprire il primo ruolo, prendendo per 6 milioni quel Datolo che sarà pure un buon giocatore, ma non è né un esterno, né tanto meno un regista. E così, dopo che Reja non aveva apprezzato l’ingaggio di Denis, le frizioni — che derivano anche da una diversa concezione del gruppo e del modo di lavorare — sono aumentate. Magari domani in un intervento ufficiale i due diranno di andare d’amore e d’accordo. Ma più di dichiararlo all’esterno, dovranno convincere i giocatori fra i quali si evidenziano spaccature fra sudamericani (finora tutelati nonostante “sgarri” ripetuti alle regole, vedi notti brave e Zalayeta che non accetta la panchina) e italiani. E con il Genoa da ospitare e la Juventus da affrontare a Torino c’è poco da stare allegri.
INVESTIMENTI PER 35 MILIONI - Solo Moratti in questa stagione ha investito più di De Laurentiis che si aspetta una crescita ulteriore nei risultati, con l’ingresso in Europa. Si è in un momento delicato e per fare l’ultimo salto di qualità e entrare fra le grandi serve rimodellare il progetto e soprattutto rafforzare la società oltre alla squadra. Dopo i grandi colpi Hamsik e Lavezzi — costati insieme meno di 12 milioni — il Napoli ha speso parecchio senza avere i riscontri sperati e si ritrova con un organico sopravvalutato, con l’incapacità di vendere chi è in sovrannumero. Bisogna ora capire se Reja, ottimo nel rendimento finora, può essere il tecnico giusto per far crescere talenti e se una gestione più condivisa nelle scelte di mercato non possa generare sul campo risultati migliori. Perché, a fronte di tali investimenti, De Laurentiis non tollererebbe il fallimento europeo.

martedì 17 febbraio 2009

MISTER REJA, IL TUO TEMPO A NAPOLI E' FINITO!

Ci sono diversi motivi per cui Edi Reja ha fatto il suo tempo a Napoli. Noi come Pianetanapoli ci eravamo espressi già a giugno, obiettando sulla sua conferma da parte della società. Il curriculum professionale di questo gentiluomo friuliano non depone a suo favore se si vuole essere ambiziosi. Un tecnico che ha fatto molto bene soprattutto in serie B, ma che in serie A è sempre retrocesso salvo l' ottavo posto conquistato lo scorso anno con il Napoli. Una stagione, quella scorsa, condita da belle prestazioni ma anche da tante prestazioni irriguardose con spettacoli indecenti come d'altra parte era già avvenuto in serie B e in serie C. Quest'anno si doveva fare il salto di qualità e Reja è venuto meno. Non è un tecnico adatto per delle società che hanno dei traguardi ambiziosi, se una persona a 63 anni non ha un curriculum dignitoso in serie A: ci sarà un motivo o no? Non sarà soltanto per mera sfortuna. Quello che è certo che per 4 anni la sua squadra ha ottenuto i risultati e questo gli va riconosciuto, ma come ci si arrivava a questi risultati è tutto un programma. Intendiamo che di trame di gioco, di sovrapposizioni, di schemi, di movimento senza palla non se n'è mai quasi vista l' ombra, si è sempre puntato sulle giocate dei singoli e sullo schema di gioco preferito: lanci lunghi per le spizzate del pampa Sosa.
Quest' anno calata la forma dei migliori giocatori, dopo che questi erano stati spompati anche a causa dei ricambi non proprio all' altezza, la squadra si è trovata in balia delle onde. Questo perchè non c'è uno straccio di organizzazione di gioco che permetta di colmare le lacune derivanti dalle prestazioni poco confortanti di alcuni singoli o quanto meno consenta di sopperire alle assenze di alcuni di essi anche se bisognasse impiegare dei panchinari qualititativamente inferiori rispetto ai titolari: il Genoa di Gasperini docet. Il mister goriziano ha poi sempre rimproverato ai giocatori di non avere la mentalità vincente in trasferta, peccato che con giocatori diversi da quelli di quest' anno si siano fatte figuracce anche a Crotone, Castellamare, Albinoleffe, Massa e Sassari. Ebbene, fra queste e quelle sconfitte, visto che i giocatori erano diversi, la continuità era soltanto una: la presenza di Reja in panchina.
Ora, con la squadra che è in psicosi e con lui che è in palese confusione e che non sa più che pesci prendere, l'allenatore del Napoli deve farsi da parte. E se non ha il coraggio di dimettersi, è giusto che venga dimissionato dalla società. Non è più nelle condizioni di guidare questo gruppo con calma e lucidità.
Questi i capi di imputazioni per cui a nostro sommesso parere andrebbe rimosso dall' incarico:
1) La squadra ha sempre quasi giocato male, ha sempre regalato almeno un tempo all' avversario;
2) La squadra è in flessione da due mesi, è passato dal quarto posto al decimo posto;
3) Non raggiungendo la fase a gironi della coppa Uefa e con l'eliminazione in coppa Italia ha già fallito 2 dei 3 obiettivi stagionali;
4) Non riesce a leggere bene la partita con le sostituzioni;
5) La squadra subisce costantemente gol su palle inattive ed in allenamento non si prova nulla per prevenire;
6) Non riesce a motivare piu' il gruppo, anzi ha delle frizioni con alcuni componenti come Santacroce e Zalayeta;
7) Ha valorizzato poco dei nazionali under 21 come Santacroce e Russotto;
8) Non si può giocare spesso con passaggi orizzontali e lanci lunghi che portano a non tirare quasi mai in porta;
9) Non sfrutta al meglio le caratteristiche di un giocatore come Denis;
10) Non trasmette una mentalità vincente alla squadra, sempre prima non prendere e poi cercare di segnare;
11) Con sette sconfitte consecutive in trasferta ha eguagliato il record negativo di settantre anni fa;
12) Espone a figuracce Cannavaro e Maggio impiegandoli spesso fuori ruolo;
13) Ha avallato da aziendalista convinto il mercato del Napoli non facendosi prendere un centrocampista di qualità;

Un allenatore del genere con questi numeri negativi e con una squadra che è ultima nel girone di ritorno per punti fatti, già da tanto tempo sarebbe stato mandato via in altre piazze; la nostra società probabilmente ha un debito di riconoscenza verso questo brav'uomo di Lucinico, ma il tempo va via veloce, la squadra ha bisogno di una scossa, Reja dice sempre che la prossima sarà la partita giusta per vincere, lo sta affermando da un mese, qualcosa del genere lo affermava nella nostra piazza qualche anno fa il Sig. Mondonico. E sappiamo come andò a finire quella stagione....

Carratelli: “Napoli, ora va programmato un futuro vincente”

“Dal quarto posto al decimo. Dilapidato nelle ultime sei partite (due punti appena all’attivo) il fantastico girone di andata. La zona Uefa sta per diventare un miraggio. Il Napoli cala sul campo e in classifica. Molti “dottori” non riescono a scrivere una diagnosi. Se il Napoli s’avventa fino al 90esimo, almeno vuol dire che le energie non sono proprio al lumicino.

Niente stanchezza per la stagione anticipata (prima partita il 20 luglio, già 32 partite nelle gambe). È una questione di testa, si dice, mentre la squadra, pressata dai risultati contrari (non vince dai sei turni), si innervosisce e perde la bussola. Il Napoli non ha una testa pensante, un regista, un leader, punto di riferimento, trascinatore e sapiente gestore dei ritmi di gara. Ed è questa la lacuna più evidente in una formazione che, presa alla gola dalle partite contrarie, si butta avanti disordinatamente per vincerle. Quando non bastano due gol di vantaggio (contro l’Udinese 2-2) vuol dire che è la testa che non funziona, è la gestione della gara che è carente. Denis non va in gol da otto gare, presente a tempo pieno sette volte. Zalayeta è “scomparso”: non segna da 13 partite, ma è stato in campo quattro volte. Rimediano solo Hamsik e Lavezzi. Nello stesso tempo frana la difesa. Da sei partite prende gol (12 al passivo). Nelle precedenti 18 gare, otto le aveva chiuse senza incassarne. Sono saltati i portieri. Santacroce non è più un punto fermo (sei gare fuori negli ultimi sette turni). Il reparto viene continuamente aggiornato col tourbillon di sei giocatori. Neanche la difesa ha un vero leader. Nessuno dei difensori è rapido. Gli svarioni difensivi sono roba da “Scherzi a parte”. Nessun “faro” a centrocampo. Gargano corre dappertutto e non può essere il perno della squadra che avrebbe bisogno di un centrocampista “fisso” davanti alla difesa, il classico centromediano metodista, sia difensore che ispiratore del gioco. È stato provato anche Blasi. Pazienza è troppo “tenero” e gioca più avanti che in copertura. Non c’è un uomo d’ordine, arretrato o avanzato che sia. E poi, rientrando Hamsik, quale sarà il ruolo di Datolo? Sommando le varie lacune, si può spiegare la flessione ora che la squadra ha accusato cali di forma nei suoi uomini migliori. Quando tutti giravano a mille, sorretti dall’entusiasmo e dai risultati favorevoli, queste lacune venivano mascherate. Nonostante la mancanza di interpreti adeguati in alcuni ruoli-chiave, il Napoli riusciva a volare. Contava su una straordinaria velocità delle ripartenze che esaltavano i guizzi di Lavezzi e gli inserimenti di Hamsik. Ora riesce ad orchestrare solo lentamente il contropiede, immiserendosi in una manovra che non può reggere non disonendo degli adeguati palleggiatori. La squadra bella e vincente è ormai scomparsa. Bisognerà pensare in grande per un futuro più luminoso”. Questo il pensiero di Mimmo Carratelli espresso nel suo fondo su “Il Roma”.

Altra tegola per Reja: Zalayeta fuori un mese

Il Napoli perde Marcelo Zalayeta per circa un mese. L’attaccante dovrà restare quindici giorni a Roma per sottoporsi a sedute isocinetiche, a terapie che gli faranno riacquistare il tono muscolare. Il deficit, misurato nel 25% in meno del normale, gli ha causato una tendinite al quadricipite della coscia sinistra, quella operata il 17 marzo del 2008. Dunque, Zalayeta salterà tre-quattro partite (con il Genoa, domenica prossima; con la Juventus nell’anticipo di sabato 28 febbrario, con la Lazio l’8 marzo, forse anche quella successiva a Reggio Calabria). Reja lo dovrebbe avere disponibile agli inizi del prossimo mese.
Spetterà all’allenatore valutare le sue condizioni e stabilire quanto potrà essere utilizzabile. Nel frattempo, appare serio il problema per Reja che in questo periodo avrà soltanto German Denis come prima punta. È vero che per il Tanque sarà un’occasionissima per giocare con continuità, per mettersi in evidenza, per dimostrare tutte le sue doti (spesso, si è detto che l’alternanza non faceva bene né a Denis, né a Zalayeta), ma per un tecnico non è mai incoraggiante sapere di non avere un naturale ricambio. Insomma, una nuova tegola per Reja, un nuovo problema per il Napoli che sembra non trovare pace. Va tutto storto: gioco, risultati, infortuni. Non va dimenticato, infatti, il caso dei portieri infortunati, con Marino costretto ad ingaggiare Bucci avendo out Iezzo e Gianello. Ieri sera, a Roma, Zalayeta è stato sottoposto a test specifici e a risonanza magnetica nel centro dove opera il professor Pierpaolo Mariani, luminare dell’ortopedia, che intervenne quando Zalayeta si infortunò il 9 marzo dello scorso anno.«Lesione al legamento crociato posteriore del ginocchio sinistro con interessamento della capsula posterolaterale», la diagnosi che Mariani fece prima di intervenire. L’operazione riuscì perfettamente. Si parlò di un recupero entro sei-sette mesi. Zalayeta sorprese un po’ tutti per come riuscì a recuperare, a ritornare in campo. A luglio, si unì ai compagni nel ritiro a Jennersdorf, in Austria; il 2 agosto dello scorso anno, prima di arrivare ai cinque mesi dalla data dell’operazione, il ritorno. Al San Paolo, in un’amichevole contro l’Aversa Normanna, giocò, segnò un gol su rigore e rimase in campo sino al 16’ del secondo tempo. Sabato scorso, in occasione della rifinitura fatto svolgere da Reja in vista dell’incontro serale con il Bologna, Zalayeta ha accusato nuovamente problemi ai tendini. Reja, che già in precedenza era stato costretto a misurarsi con gli identici problemi (calo del tono muscolare e tendinite), gli ha detto di andare a casa, di fare nuovi controlli. «Marcelo, sei forte, sei importante, ma ti voglio guarito», la giusta osservazione del trainer. In serata, Zalayeta, ovviamente, non è andato in campo, né in tribuna. Ricordando quanto era accaduto alla vigilia del match con la Fiorentina, quando l’attaccante rifiutò di andare in panchina, si è pensato ad un rifiuto-bis. Niente di tutto questo. Quando per riaquistare il tono muscolare Zalayeta si sottopone ai pesi, il tendine si infiamma. Lui va in sofferenza e manifesta una leggera zoppia. Ecco il perché della decisione di risolvere definitivamente il problema. Mariani lo rimanderà a Napoli solo quando sarà guarito, quando il tono muscolare non sarà più un handicap.

CALCIO, RUOTOLO: "NAPOLI-GENOA, SFIDA AFFASCINANTE"

- Che idea si e' fatto del momento che sta vivendo il Napoli?"Il Napoli non sta attraversando un bel periodo. Nel prossimo turno ci sarà la sfida non semplice contro il Genoa, che invece sta vivendo un momento positivo nonostante il pareggio per 3-3 contro la Fiorentina. Il Napoli sta avendo un calo: può capitare in una stagione".- Napoli-Genoa è una partita che ha giocato diverse volte nella sua lunga carriera. C'e' un aneddoto simpatico che conserva nella sua memoria?"E' una bella domanda. Un anno sono stato espulso: ero emozionato e mi feci prendere dalla partita. Giocare al San Paolo e' stato sempre favoloso. Li' la gente ti fa sentire importante. Ricordo anche il Napoli-Genoa della promozione del Napoli in A con Schwoch e Novellino: vincemmo noi, ma tutti i tifosi festeggiavano".- Napoli-Genoa sara' una partita scoppiettante..."Sarà una partita affascinante. Il Genoa è un team organizzato. Nel Genoa ci sono Milito e Thiago Motta, mentre nel Napoli ci sono Lavezzi ed Hamsik. La differenza la farà però la determinazione".- Il saluto di Gennaro Ruotolo alla piazza di Napoli..."Saluto con affetto tutti i tifosi napoletani. Sono campano ed e' il minimo che posso fare. Un grande in bocca al lupo e che vinca il migliore".

Dalla C1 alla A per il Napoli c’è stato un salto che vale milioni di euro. Al termine della stagione 2005-2006, quella della promozione in B, la società di De Laurentiis aveva fatto registrare un passivo di bilancio di 9.088.780 euro. Dopo lo scorso campionato, chiuso dalla squadra all’ottavo posto, ecco un rilevante attivo: 11.911.041 euro. In tre anni una differenza di 20 milioni. È l’effetto soprattutto di diritti televisivi e sponsor, nella scorsa stagione cresciuti rispettivamente fino a 37 e 18,5 milioni. La gestione di diritti tv, internet, telefonici, free e pay in Italia e all’estero è stata affidata fino alla stagione 2011-2012 alla CCGS, una srl con sede a Roma controllata al 100 per 100 dalla Filmauro, la società di produzioni cinematografiche di De Laurentiis che detiene il 99,99 per cento del pacchetto azionario del Napoli. I dati del bilancio 2007-2008 sono stati diffusi in ritardo rispetto ad altri club perché De Laurentiis ha riunito il consiglio d’amministrazione (ne fanno parte la moglie Jacqueline Marie Baudit e la figlia Valentina) il 26 dicembre. Nella sua relazione il presidente ha annunciato la cancellazione del debito verso gli istituti bancari e ha illustrato le linee programmatiche: «La gestione tecnico-sportiva è stata sviluppata in linea con le direttive strategiche definite dalla società, incentrate su una attenta pianificazione degli investimenti realizzati sul mercato dei diritti pluriennali e su una assennata gestione del monte ingaggi nonché su un adeguato sviluppo del settore giovanile. Tale attività ancora una volta ha rappresentato un fattore determinante sia ai fini del raggiungimento dei risultati economici e patrimoniali sia ai fini del raggiungimento del risultato sportivo conseguito». Massima attenzione negli investimenti e negli stipendi anche in questa stagione: sono stati investiti 32 milioni in due sessioni del mercato e il monte ingaggi è salito fino a 29 milioni. «Anticipati i tempi», ha osservato De Laurentiis. E sui piani futuri: «Sotto il profilo economico si prevede di consolidare il positivo risultato conseguito per l’ultimo esercizio. Si continuerà a puntare sia allo sviluppo delle attività esistenti ma anche ad investire ulteriormente su settori capaci di generare proventi ad oggi non ancora adeguatamente sviluppati o implementati, quali ad esempio merchandising, home video ed e-commerce. Si darà infine continuità alle iniziative finalizzate al potenziamento della prima squadra e del settore giovanile, mantenendo inalterata la filosofia dell’investimento capace di dare frutti nel tempo». --> -->

Ha uno stile elegante, da classico numero dieci: il suo calcio geniale e frenetico, fatto di finte e accelerazioni, gol da copertina e dribbling, ricorda quello di Ezequiel Lavezzi, che ha stregato i tifosi del Napoli. Mauro Abel Formica, vent’anni, fantasista argentino del Newell’s Old Boys, si è guadagnato la vetrina nelle prime due giornate del Torneo Clausura.
Ha realizzato una doppietta contro il Gimnasia La Plata, confezionando la seconda rete con un formidabile pallonetto che ha spiazzato il portiere Sessa. E si è ripetuto sabato sera trascinando la squadra allenata da Nestor Sensini, ex Lazio e Parma, contro il Boca Juniors: 2-0 alla “Bombonera”, fra magie e applausi. Formica non ha segnato, ma è stato il grande protagonista della sfida, decisa dai gol di Armani e Sperdutti. Il Newell’s Old Boys, dopo due turni, è al comando della classifica con sei punti accanto all’Huracan e all’Arsenal de Sarandì. Cinque gol realizzati e zero subiti per il club di Sensini, che ha guidato in passato l’Udinese e l’Estudiantes.
LA SCHEDA - Formica ha esordito a diciotto anni, il 29 settembre 2006, giocando contro il Colon di Santa Fè (1-1): l’allenatore era Nery Pumpido, ex portiere della nazionale argentina, campione del mondo nel 1986 in Messico. Formica entrò in campo a tre minuti dalla fine al posto di Santiago Salcedo. In Argentina è considerato uno dei talenti più interessanti della nuova generazione. Velocità e tecnica raffinata, cambi di passo e invenzioni. E’ un trequartista che può fare anche la seconda punta: gli piace partire da lontano, infilarsi negli spazi e saltare l’uomo. Maglia numero 33, è un prodotto del settore giovanile del Newell’s Old Boys, società di Rosario che vanta un’ottima tradizione a livello di vivaio: ha lanciato giocatori come Messi, Balbo, Batistuta, Samuel, Duscher, Heinze, Valdano e Gallego. Nove le presenze da professionista, tre i gol: il primo, con Ricardo Caruso Lombardi sulla panchina del Newell’s, l’ha segnato lo scorso 12 dicembre in occasione del 3-0 al Racing Club nel Torneo Apertura.
SENSINI CI PUNTA AD OCCHI CHIUSI - E’ diventato titolare da poche settimane e può rappresentare una delle sorprese del Torneo Clausura. Nestor Sensini, arrivato al Newell’s all’inizio di gennaio, è pronto a scommettere su questo ragazzo, agile ed esplosivo, alto un metro e 76 per un peso-forma di 64 chili. Gli ha trovato subito la giusta collocazione tattica: lo schiera in un 4-4-2 accanto al centravanti colombiano Leandro Armani, 25 anni, ex Santa Fe, oppure lo fa muovere alle spalle dell’unica punta in un 4-3-2-1. Nato a Rosario il 4 aprile del 1988, appartiene a una famiglia di calciatori: anche i suoi fratelli Guillermo e Lautaro hanno indossato la maglia del Newell’s. La stampa argentina ha seguito con grande interesse e attenzione tutta la scalata di Mauro Abel Formica, capace di segnare nelle categorie giovanili 58 gol in 118 partite. Aveva incantato anche nel campionato argentino “Riserve”: 25 gare (15 da titolare) e quattro gol (due al Racing, uno al Godoy Cruz e al Tigre). Quattro i suoi allenatori fra i professionisti del Newell’s: Nery Pumpido, Pablo Marini, Ricardo Caruso Lombardi e Nestor Sensini. Tutti uniti dalla stessa certezza: Mauro Formica ha i mezzi per imporsi.