sabato 28 febbraio 2009

Sciò sciò ciucciuettola


La sfida delle sfide tra Napoli e Juventus si avvicina e mentre tutti vanno chiedendosi quale nuovo miracoloso modulo sperimenterà Reja per superare questa crisi che appare inarrestabile, la nostra attenzione è diretta su tutt’altri protagonisti. Abbiamo sempre provato poca simpatia per quella categoria sociologica che, chissà quanto scherzosamente, Pierpaolo Marino nel 2006 ribattezzò ’sapientoni’. Chi è un ’sapientone’? Tralasciando la versione sprezzante del diggì azzurro, che da 3 anni ormai va appioppando questa definizione a chiunque muova una pur minima critica ai suoi progetti tecnici (molta suscettibilità figlia di pochissima serenità), la nuova figura del ’sapientone’ è quella di un tifoso, opinionista, ex tecnico o giornalista che, da quando le sorti del club azzurro sono rette dal tridente De Laurentiis-Marino-Reja, trova alternativamente motivi per gettare fango e/o contestare su ognuno di questi tre personaggi. Un tempo era Reja il maggior parafulmine del club partenopeo, sul tecnico goriziano son piovute negli anni le maggiori critiche per un gioco mediocre, un modulo eccessivamente difensivista ed un cattivo rapporto coi giocatori. Tutte critiche zittite dalla forza coi risultati. Ora che, dopo 4 anni di continui successi, il progetto di De Laurentiis sta attraversando la sua peggior crisi le voci dei ’sapientoni’ hanno ripreso vigore e senza ritegno hanno allargato il proprio ambito contestatore.
Ora non è più (soltanto) il mister il vero problema della squadra, ma un presidente un po’ tirato, calciatori troppo distratti dalla vita by night e, addirittura, il massimo dirigente Marino. Ma a questo punto la voce dei ’sapientoni’ diviene oltremodo insopportabile perchè, se le critiche a Reja non sono mai mancate, anche durante le stagioni delle promozioni figuriamoci adesso e se le accuse a giocatori e presidente sono fisiologiche di momenti di isterismo generale, attaccare il direttore ci sembra un’offesa alla nostra intelligenza. Dopo anni passati ad esaltare il ruolo di Marino, definendolo il vero valore aggiunto della neo-società nata nel 2004, a ritenerlo uno dei massimi esperti di mercato in Italia e, in poche parole, a dipingere il direttore un insostituibile grandissmo manager, non si può, non è accettabile assistere nel giro di pochi mesi a tali mutamenti umorali in una clase giornalistica ed opinionistica come quella napoletana. Marino l’uomo che non sa spendere i soldi di De Laurentiis, Marino che non sa gestire il gruppo azzuro, Marino che cede alle pressioni dei tifosi, Marino che ha toppato tutto il mercato di quest’anno… Questi alcuni commenti che si sono sentiti in questi giorni, questo quello che non vorremmo mai sentire perchè ora come ora, in piena crisi di gioco e risultati vorremmo sentire solo cori d’incitamento e leggere di bandiera azzurre al vento per festeggiare la ritrovata vittoria. Tutto il resto non ci interessa. Le chiacchiere se le porta via il vento si sa, magari lo facesse anche coi sapientoni…

Juventus-Napoli, le probabili formazioni

Juventus (4-4-2):Buffon; Grygera, Mellberg, Chiellini, Molinaro; Marchionni, Sissoko, Marchisio, Giovinco; Iaquinta, Trezeguet. All. Claudio Ranieri

Napoli (3-5-2): Navarro; Santacroce, Cannavaro, Contini; Maggio, Blasi, Pazienza, Hamsik, Vitale; Lavezzi, Denis. All. Edy Reja

venerdì 27 febbraio 2009

Marino: “La panchina di Reja non è a rischio”

La partita con la Juve non sarà una tappa fondamentale per la panchina di Edy Reja. Lo ha assicurato il dg del Napoli, Pierpaolo Marino. «No, non penso proprio», ha detto arrivando a Milano per una riunione informale in Lega. Una sfida cui il Napoli di avvicina «con la voglia di fare bene, sapendo che non siamo in un gran momento di forma.
Ma non è il caso di fare drammi perchè forse il Napoli ha fatto vedere cose straordinarie nel girone d’andata e ora sta ritornando sulla terra. Una crisi che ci può stare, c’è stata in passato e c’è pure quest’anno». La pressione dei tifosi è tanta. «No, la pressione fa sempre bene. Solo che la squadra è giovane ed è abituata a giocare in allegria ed ora in una situazione di tensione non riesce a giocare più ai suoi livelli. Abbiamo giocato su livelli importanti da marzo a dicembre 2008 e non è che una squadra di puledri per dieci mesi improvvisamente diventa di brocchi. Anche lo scorso anno- ha concluso- abbiamo avuto una crisi così e ci siamo ripresi battendo l’Inter che non perdeva da un anno e da lì siamo finiti in Coppa Uefa».

giovedì 26 febbraio 2009

Marino: “Sono a posto con la mia coscienza”

La crisi vissuta dall’interno. Con rammarico, tristezza però senza tormenti. A chi gli sta accanto nelle lunghe giornate di Castelvolturno, Marino mostra, sì, determinazione, desiderio di restituire ai mittenti critiche feroci e acidi commenti ma soprattutto si sforza di trasmettere ai suoi un po’ di tranquillità. «Quest’aria non mi piace, non siamo retrocessi», disse tra i denti domenica scorsa, quando era ancora bollente la sconfitta e non ha cambiato idea. Il Napoli, insomma, non finisce qui. L’altro pilastro delle sue certezze, invece, fu affidato a tutti un minuto dopo il pari deludente col Bologna.
«Ho la coscienza a posto», disse il direttore generale. E chissà quante volte l’avrà ripetuto anche a se stesso in queste ore di disagio azzurro. E di silenzio. Perché come l’allenatore e come la squadra, pure lui non parla, non racconta, non spiega, non commenta. Però nel chiuso del ritiro fa di conto. L’hanno visto far di conto. E sottolineare in rosso un «+5» che, in quanto a punti e a parità di percorso in campionato, è il saldo attivo di questo Napoli rispetto a un anno fa. Ma per le rovine di gioco e risultati che il Napoli s’è lasciato alle spalle negli ultimi due mesi, per il patrimonio di punti e d’entusiasmo che ha sprecato può essere questa una consolazione? Così come un mistero, anche per Marino, resta la ciclica crisi invernale degli azzurri. Tranne che in serie B, infatti, tra gennaio e febbraio il Napoli ha sempre rallentato. Tornato in A, poi, l’inverno è diventato addirittura nero. Non più rallentamento, infatti, ma frenata. Brusca.
E crollo del rendimento. È capitato, sta capitando anche stavolta e la delusione della gente non fa differenze. Nel vortice della contestazione, infatti, sono finiti tutti. Anche Marino, architetto d’un Napoli vincente per tre stagioni di fila e ora messo sotto accusa per una campagna acquisti non all’altezza delle precedenti, per l’ingaggio di Datolo che Reja ha relegato subito in panchina, per l’«omesso controllo» sulla gioventù azzurra amante della notte e anche per la mancanza di comunicazione nei momenti complicati come adesso. Cosa, questa, che aggiunge interpretazioni a interpretazioni e quindi confusione a confusione. Insomma, da incensato e celebrato per quattr’anni, da costruttore d’un miracolo cominciato contro il Cittadella in serie C e arrivato sino in Portogallo col Benfica in Uefa, Marino si ritrova pure lui nel tritacarne della contestazione. Ed è la prima volta. Ma, giurano a Castelvolturno, di tutto questo il dg manco si cura. Anzi, respinge anche il concetto di contestazione e va persino fiero del suo rapporto col quel tifo che domenica sera tenne la squadra prigioniera allo stadio per tre ore e che andò via solo dopo aver incontrato lui. Fiero perché in lui hanno riconosciuto ancora una volta il garante della continuità dell’impegno azzurro in campo e fuori. È vero, quell’incontro convinse le sigle delle curve a togliere il «blocco» e ad arretrare senza neppure alzare un dito, ma una spiegazione su quel ritiro imposto dal Movimento ultrà che ha fatto inorridire l’altra metà del tifo non c’è stata ancora. Ma ci sarà, assicurano da Castelvolturno. Appena possibile il club, Marino stesso, diranno che quella richiesta non fu subita ma solo condivisa.

Iezzo regala la maglia di Lavezzi al bambino vittima di violenza

Sotto quella maglia batte un cuore. Ci sono notizie che ti tranciano in due, che ti fanno riflettere, che ti scavano nell’anima: Napoli - intesa come città - è sotto choc per lo stupro subito da un ragazzo di 12 anni e il Napoli anche è rimasto colpito.

A un certo punto, Gennaro Iezzo ha un sussulto, un moto di rabbia che poi diventa tenerezza e chiede ad alcuni uomini della Squadra Mobile, che conosce, di poter consegnare un pensierino a quel povero ragazzo vittima della brutalità umana. «Tu sei il suo idolo». Iezzo non ha in dotazione, in quel momento, una sua maglietta, ma a Castelvolturno c’è quella di Lavezzi e il pocho è ben lieto di consegnargliela. Maglietta numero 7, però con gli autografi di tutti i calciatori azzurri, che mandano un caloroso in bocca al lupo al bambino e lo aspettano adesso a Castelvolturno. Iezzo è andato al Santobono ma non è riuscito a incontrare il dodicenne, che intanto era stato portato a casa dai genitori. Lo incontrerà quanto prima, per trasmettergli il suo affetto e mostrargli che c’è un mondo migliore.

Si ferma Gargano e per la Juve Reja rivoluziona il Napoli

Pio­ve sul bagnato in casa-Napoli. Si fer­ma Gargano, proprio lui, il giocatore abituato a non fermarsi mai: 2095 mi­nuti giocati in campionato per non ci­tare quelli accumulati tra Intertoto, Uefa, Coppa Italia ed impegni con la nazionale uruguaiana.
Gargano si fer­ma per una so­spetta distra­zione al piede sinistro: un col­po ricevuto du­rante la gara con il Genoa e minimizzato dal calciatore con­vinto che fosse un malessere passeggero.LA VISITA - Oggi, però, il motorino del centrocampo azzurro si recherà in visita dal prof. Mariani a Roma dove già si trova Zalayeta per recuperare da un’infiammazione ten­dinea. Improbabile un suo recupero per sabato sera. Ma Reja non si perde d’animo: «Dovrà pur passare questo momentaccio», si è detto tra sè, ieri. Dentro subito Pazienza al fianco di Blasi a comporre una sorta di minidi­ga davanti alla difesa. Ma spazio an­che a Dàtolo sull’out sinistro mentre Hamsik scivolava sulla trequarti a ri­dosso delle punte.

LA VARIAZIONE - Reja prova così a cambiare di quel tanto nella speranza di poter invertire il trend negativo che dura da un bel po’, due punti nel­le ultime sette gare, ben sette sconfit­te consecutive fuori casa. Il tecnico friulano piazza due mediani davanti alla difesa, due esterni di centrocam­po attenti sul piano tattico (da valuta­re l’impiego di Dàtolo a sinistra dal­l’inizio), ed Hamisk tra le linee, libe­ro di dialogare con Lavezzi e possibil­mente di non lasciare troppo solo De­nis al centro dell’attac­co.

Dalla Bona: “Società troppo distante, c’è un clima teso”

Intervistato da “La Gazzetta dello Sport”, l´ex centrocampista del Napoli, Samuele Dalla Bona(ora al Fulham), spiega la situazione attuale del Napoli: “Parlando con qualche mio compagno del Napoli, mi dice che c´è troppa tensione. Mi raccontano dei continui ritiri, della pressione degli ultrà, della difficoltà a tenere la testa libera.
Il gruppo ha grandi valori e ci sono bei giocatori, non è sopravvalutato, ma manca di continuità, cosa che hanno solo i grandi campioni. Società? Era distante dalla squadra anche quando le cose andavano bene, e il mister ha sbagliato a non aver puntato su gente come me, che ora sarebbe stata utile. La svolta? Molti parlano di Lavezzi o Hamsik. Secondo me Blasi è fondamentale per questa squadra. Può dare la svolta”.